Politica

«Ci ha messo la faccia. E ha vinto anche stavolta»

RomaAssessore Claudio Velardi, prendiamola alla larga... Dal rapporto tra donne e potere.
«Si sa che il bello si aggrega dove c’è una tendenza in atto».
Bell’eufemismo per dire che le belle donne stanno preferibilmente sul carro del vincitore.
«Si sa, ma questo che c’entra?».
Non si nasconde anche un po’ d’invidia, nelle reprimende del centrosinistra a Berlusconi?
«Non credo. Il problema sta nella presunzione morale di una sinistra vecchia come il cucco».
Berlusconi ha sempre adottato il «gioco totale», fisicità e famiglia compresi. Non è inevitabile che ora si parli dei suoi guai?
«Sì, ma prima va ristabilita la verità: chi ha dato in pasto all’opinione pubblica la vicenda è stata Veronica Lario... ».
Ma Berlusconi risponde in tv.
«Una risposta da gran comunicatore, il secondo d’Italia».
Il primo chi sarebbe?
«Io, naturalmente».
Condivide la scelta di lavare i panni sporchi in pubblico.
«Una scelta intelligente, nonostante lo staff sconsigliasse... I sondaggi dimostrano che è vincente. Da questa storia poteva finire massacrato».
Finirà massacrato dall’assegno di mantenimento.
«Be’, lì qualche botticella la prenderà di sicuro. Poca roba, però, se la potrà permettere».
Alla sinistra non è parso vero.
«Dopo un primo quarto d’ora, nel quale si son dati un contegno, tipo “tra moglie e marito non mettere il dito”, la sinistra ha cercato maldestramente di innestarsi nella situazione, immaginando di poter lucrare... ».
Calcolo sbagliato?
«Un calcolo che denuncia un antiberlusconismo così radicato che fa loro smarrire ogni lucidità. Ogni circostanza è buona per cavalcare la tigre: persino il mio amico Rondolino s’è buttato a pesce. La storia dei fotomontaggi, poi, è una sciocchezza totale, assoluta! Credo che questo atteggiamento non faccia altro che rafforzare ancora e sempre di più Berlusconi. La gente sta con lui».
Lei è mai andato alla festa di una minorenne?
«Sì, ci andavo a prendere i miei figli... Scherzi a parte, mi ha colpito la risposta che Berlusconi ha dato alla domanda sull’opportunità di andare, una risposta bella e verissima: se i dirigenti della sinistra fossero capaci di avere un rapporto vero con le persone normali, avrebbero fatto un gran passo in avanti».
Invece dove sono?
«Invece abbiamo una sinistra algida, chiusa nella sua torre eburnea, fatta di persone e dirigenti che non hanno nessun rapporto vero né con i camerieri né con gli operai. Berlusconi è su un altro pianeta perché è una persona normale, in carne e ossa, con grandi difetti e pregi, e la gente lo percepisce. Se lo incontri si ricorda chi sei, i suoi occhi mostrano un interesse vero... Non come avviene con certi soloni della sinistra, che ti guardano dall’alto in basso, considerandosi superiori culturalmente e moralmente. Sempre a insegnare al popolo come vivere, e se il popolo non li segue, cambierebbero il popolo».
Avendoli frequentati, avrà capito perché i dirigenti della sinistra sono diventati così.
«Perché sono stati sconfitti poco prima di passare il guado. Così si sono arroccati nella presunta diversità: più perdi più ti rifugi nelle tue certezze. Occorrerebbe un bagno di umiltà».
Si perse il tram quando D’Alema lasciò Palazzo Chigi?
«Sì, il vero tornante perso fu quello della sfida riformista e il contraccolpo dei sindacati».
Con la sconfitta prese piede una specie di «sindacalizzazione» della sinistra, dice lei.
«Nel senso che, smarrita la cultura di governo, ci si contentò di manifestazioni oceaniche. Tanto per mettersi il cuore in pace».
«Sindacalizzazione» come autodifesa di una piccola casta?
«Una grande casta. Fatta di apparati e lontana dalla gente».
Se a questo ci si aggiunge il moralismo della sinistra Dc...
«La comunista e quella della Dc di sinistra sono culture che grondano di superiorità morale».
Ha consigli per Berlusconi ?
«Non dal pulpito morale gli raccomanderei solo di darsi ’na calmata. Ha fatto cose importanti, ora il rischio è il delirio di onnipotenza, che può creare danni».
Come il liberto che sussurrava a Cesare il «memento mori».
«Senza esagerare...

Non è proprio la formula che useremmo noi napoletani».

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