Giuliano Ferrara ha scritto che non ha paura di ammettere di aver paura. Ha scritto che ci troviamo a uno stadio in cui è ancora lecito difendere la nostra visione occidentale delle cose, che possiamo al limite solidarizzare concettualmente con chi è divenuto preda del fanatismo, ha scritto che la sorveglianza islamica tollera le nostre rivendicazioni di principi laici e democratici e civili e insomma tutto l'armamentario: ma che è un armamentario di mera difesa, a badarci. Nel momento in cui invece fai come Robert Redecker, un professore che sul Figaro ha scritto che l'Islam è violento e il Corano pure, allora non giochi più in difesa, giochi in attacco: è per questo che Redecker ora è costretto a vivere in clandestinità, ed è per questo che persino il Papa, in discreta solitudine, ha rischiato di diventare una preda come un'altra. Ed era il Papa.
E allora noi, noi normali, come potremmo non avere paura? Non ho alcuna risposta intelligente da dare a Ferrara, se non che siamo una civiltà fondata sul singolo uomo e sui suoi diritti, che la mia paura vale la tua, e che sì, secondo me possiamo.
Ci penseremo noi
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