Sono già tornate in Francia le due ragazze, 20 e 22 anni, violentate da due magrebini conosciuti in stazione Centrale. I ragazzi, di poco più vecchi, erano riusciti a conquistare la loro fiducia, si erano anche scambiati i cellulari. Quindi sono riusciti ad attirarle in «trappola» e a violentarle dopo averle minacciate con un coltello. Ora i due bruti sono ricercati dalla polizia, anche se gli indizi forniti dalle vittime non sembrano così univoci e precisi da consentire una rapida identificazione.
Il dramma inizia con una banale e apparentemente innocua amicizia con due «bravi ragazzi». Le francesine sono arrivate in Centrale verso le 22 di giovedì per prendere il treno diretto ad Arona, sul lago Maggiore. Ma lultima corsa è partita alle 21.25 e la prossima sarà solo alle 6.30. Le giovani decidono di passare la nottata in stazione. A un certo punto conoscono i due algerini, hanno qualche anno di più, sono ben vestiti, jeans e magliette alla moda, educati ma soprattutto parlano un ottimo francese. Particolare che li fa sembrare lincontro ancor più ideale per le giovani e sperdute turiste nella grande città sconosciuta. «Del resto da noi in Francia - hanno poi spiegato agli investigatori - la presenza di nordafricani è comune, come è comune quindi avere rapporti di amicizia. E di conseguenza accettare un loro passaggio in auto».
I quattro chiacchierano a lungo fino a quando, dopo mezzanotte, i due magrebini lanciano la proposta: «Arona dista poco più di 60 chilometri, dai che vi portiamo noi». Alle giovani non sembra vero, escono dalla stazione e salgono sullauto, che però prende unaltra direzione. Arrivano a Sale in provincia di Alessandria, scendono di fronte a un edificio a due piani in mezzo alla campagna. I ragazzi aprono con le chiavi. Dentro, unici ospiti, due pitbull. «A questo punto ho capito che le cose si mettevano male - ha poi raccontato una delle due ragazze - Uno dei ragazzi mi è saltato addosso e ha iniziato a strapparmi i vestiti. Lho pregato di avere alemeno rapporti protetti e gli ho dato il preservativo, lo stesso ha fatto la mia amica».
Un paio di ore dopo i quattro sono ancora a Milano, lauto con i magrebini si ferma in piazza V Giornate, dove le giovani turiste vengono «scaricate». Le ragazze fanno qualche metro, poi alla traversa di via Dandolo notano linsegna dellhotel Pavone. Bussano alla porta, che dopo l1 il portiere di notte, Benedetto Raccuglia, chiude a chiave: «Erano sconvolte, continuavano a far segno con la mano a un coltello. Erano molto giovani e carine, una aveva un paio di short e una maglietta, laltra pantaloni lunghi e maglietta. Ho aperto la porta e le ho fatte entrare, parlavano solo francese e le capivo a fatica».
In qualche modo riescono comunque a spiegare cosa è successo. Lui vuole chiamare la polizia, le ragazze tentennano. Per metterle a loro agio offre una bottiglia dacqua e un cappuccino. Poi scende un cliente che parla un ottimo francese.
«Non ho notato particolari ferite e lividi - aggiunge Raccuglia -, solo una aveva un ematoma sulla coscia. Però continuavano a tremare come foglie e a ripetere che si sentivano sporche, che volevano lavarsi. Una ha insistito per cambiarsi e infilare un paio di jeans».
Alla fine, dopo un bel po di tempo e di insistenze, le giovani si convincono a chiamare il 113. Una volante le accompagna alla Mangiagalli per le visite. Poi in questura per raccogliere anche il minimo indizio utile a identificare i due bruti. Impresa non facile, perché su molti particolari la ricostruzione delle ragazze appare lacunosa e imprecisa.
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