Simenon? Non basta mai. Anche se ciò vale solo per i suoi libri, che l'Adelphi ha ristampato, ahimé spesso ritraducendoli rispetto alla prima edizione Mondadori. Il rimpianto non vale in genere per i film che altri ne hanno tratto. Comunque val sempre la pena di seguire la pista Simenon: e da dopodomani al 27 novembre si potrà vedere un film tratto da un suo romanzo. Ciò grazie alla IV edizione dell'iniziativa «Cinema e letteratura», promossa dal consiglio di zona 4, curata dall'Associazione culturale Dioniso, col coordinamento di Pier G. Carizzoni e Pierfranco Bianchetti. Il titolo è Monsieur Simenon; la sede è la biblioteca di Via Oglio, 18 (ingresso libero).
Non perdete il primo film - se lo perdete, compratevi il dvd (Medusa) - che è anche il migliore, e di gran lunga: Il commissario Maigret di Jean Delannoy (1957), tratto dal romanzo Una trappola di Maigret, con Jean Gabin, Annie Girardot e Jean Desailly, un film girato tutto in interni, anche quando la scena è una strada, eppure un film che non ha nulla di teatrale. Oltre che per (ri)scoprire Delannoy, un grande regista inviso alla Nouvelle vague proprio perché Delannoy valeva, quindi dava ombra a chi voleva diventare famoso al suo posto.
Ritrovare Il commissario Maigret è anche un modo per ritrovare Gabin, il cui centenario della nascita, nel 2004, e il trentennale della morte, nel 2006, è passato inosservato su una stampa italiana ormai largamente senza cultura. E poi il film di Delannoy è anche un modo per verificare la bravura, fin dagli esordi, della Girardot, qui nel ruolo della moglie infedele per necessità (il marito forse è impotente, più probabilmente omosessuale).
Si noti: in quel 1957, l'attrice non s'era ancora imposta in Italia, come le riuscirà poi grazie a Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, dove lei recita da prostituta a Milano. Accanto a lei c'è Jean Desailly, il marito: ricco, invertebrato, mammone, viscido al punto giusto. Insomma, fra i tre interpreti principali è una gara di bravura nel rendere al meglio la corrosiva sceneggiatura di Michel Audiard, altro genio del cinema, non solo francese, che meriterebbe una rassegna per conto suo, anche se, quando passò alla regia, si vide che il suo vero mestiere era quello di scrivere.
Meno interessanti, al paragone, ma pur sempre insoliti, gli altri film - senza il personaggio di Maigret - della breve ma lodevole rassegna, che ha avuto precedenti, per altrui iniziativa, come quella del Comune di Trieste nel 2004.
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