Cannes - La Cannes degli italiani. Ce ne sono due in concorso, più un terzo presentato alla Quinzaine des Realisateurs, c’è una Palma d’oro alla carriera che ci riguarda, un paio d’attori, nostrani, un maschio e una femmina, in due produzioni internazionali, e un tuffo nelle italiche glorie del passato grazie alla rassegna Cannes Classics... Non è solo una questione di numeri, perché sono i nomi a fare la differenza. Nanni Moretti per i francesi è un «mostro sacro» e avere come protagonista del suo Habemus Papam Michel Piccoli, monumento della cinematografia d’oltralpe, completa il quadro della reciproca adorazione. Paolo Sorrentino è un «giovane mostro» e il suo Il Divo due anni fa vinse il Premio della Giuria. A questa 64° edizione è presente con This Must be the Place, che si avvale per il ruolo principale di Sean Penn, altro attore molto caro al cuore dei francesi: due anni fa, come presidente della giuria, oltre al riconoscimento a Sorrentino fece vincere Gomorra di Matteo Garrone e insomma è un po’ una storia di amorosi sensi e di stima e di amicizia reciproca.
La Palma alla carriera riguarda Bernardo Bertolucci, per il quale la Francia e il cinema sono una cosa sola e che i francesi, da La strategia del ragno a Novecento, passando per Il conformista e Ultimo tango a Parigi, considerano un po’ figlio loro, e lo stesso si può dire di nomi quali Roberto Rossellini e Elio Petri presenti nella sezione dei film restaurati e/o ritrovati. Che altro? Jasmine Trinca recita in Apollonide. Souvenir de la maison close di Bertrand Bonello, Riccardo Scamarcio in Polisse di Maiwenn. Quanto ad Alice Rohrwacher, sorella della più famosa Alba, è la regista di Corpo celeste, pellicola che racconta di preti cinici, cresime sofferte, turbamenti religiosi e adolescenze inquiete. È sufficiente per parlare di Cannes degli italiani? Ci sembra di sì.
Come ogni anno, il Festival si ripresenta puntuale nel suo insieme di glamour e cinefilia, mercato e tempio dell’arte, passerella di celebrità e scoperta di talenti, film per il grande pubblico e film per pochi intimi. La scorsa edizione si segnalò per la Palma d’oro assegnata a un cineasta tailandese che i critici indicavano con il solo nome di battesimo, Apichapong, perché ricordarsi anche che si chiamava Weerasethakul era troppo. Non so quanti abbiano visto il suo Lo zio Boobmee che si ricorda delle sue vite precedenti, ma se ci sono delle vite future prima o poi potrà capitare l’occasione e forse questo era l’auspicio di Tim Burton, regista geniale quanto imprevedibile, allora presidente della giuria.
Questa volta a presiedere c’è Robert De Niro e quindi si dovrebbe andare più sul sicuro. Lo affiancano fra gli altri Jude Law, Uma Thurman, Olivier Assayas e Johnny To e fra film in concorso e fuori concorso c’è l’imbarazzo della scelta quanto a nomi sicuri per interesse e/o incasso. Fra i primi, La piel que abito di Almodòvar, con Antonio Banderas, The tree of Life di Terrence Malik con Brad Pitt e ancora Sean Penn. Fra i secondi, il Woody Allen di Midnight in Paris, di cui si è già parlato a dismisura per il cameo di Carla Bruni, ovvero madame Sarkozy, il Pirata dei Caraibi 4, con l’entrata in scena di Penelope Cruz a fianco di Johnny Depp, il The Beaver di Jodie Foster che riporta sullo schermo un Mel Gibson in cerca della perduta identità.
Come contorno, che per molti è ancora però il piatto forte, Cannes presenta infine una caterva di nomi francesi vecchi e nuovi.
L’omaggio alla carriera a Jean Paul Belmondo, il ritorno di Malcolm Mc Dowell con la restaurata Arancia meccanica di Stanley Kubrick, il pattuglione francese delle Deneuve madre e figlia, dei fratelli Dardenne, di Cecile de France e di Ludvine Seigner, il tradizionale gala benefico con Sharon Stone, la sfilata con cui Naomi Campbell raccoglierà fondi per il Giappone. E poi, le feste, più o meno esclusive, con relativa caccia agli inviti, i cocktails, i pettegolezzi, la noia, il sole, la croisette... Cannes, insomma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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