Anna Maria Greco
da Roma
Arriva dalla Consulta il «via libera» allesame di merito sul potere di grazia. I giudici costituzionali dichiarano, infatti, ammissibile il ricorso presentato a giugno dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, sul caso-Bompressi, dopo il rifiuto a novembre del ministro della Giustizia, Roberto Castelli, di inoltrare la domanda e di controfirmare un eventuale decreto del Quirinale per latto di clemenza.
È solo il primo passo e si dava per scontato: in un secondo tempo, probabilmente nel 2006, lAlta Corte discuterà il cuore del problema e cioè se quello di concedere la grazia è un potere «duale» che comporta laccordo tra capo dello Stato e Guardasigilli, o è di competenza esclusiva del Quirinale.
Il «conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato» sulla grazia arriva per la prima volta alla Consulta (quello del '91 tra l'ex-ministro Claudio Martelli e il presidente Francesco Cossiga per la grazia a Renato Curcio fu infatti ritirato) e nella Camera di Consiglio di ieri è stata esclusa la possibilità di chiamare in causa, come controparte del Quirinale, lintero governo e non solo il Guardasigilli. La tesi era di Valerio Onida, presidente emerito della Corte, convinto che i giudici costituzionali dovessero stabilire se latto di grazia avesse un«incidenza o meno sullindirizzo politico governativo».
Nella causa di cui è relatore Alfonso Quaranta, ad opporsi al Quirinale (assistito dal vice-avvocato generale dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza) sarà invece solo il Guardasigilli. La questione interessa molto lopinione pubblica, anche per la mobilitazione di una parte del mondo politico-intellettuale a favore della grazia ad Adriano Sofri, condannato a 22 anni con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani per lomicidio del commissario Luigi Calabresi nel 1972. Le posizioni dei tre ex di «Lotta continua» sono diverse: chi ha tutte le carte in regola per essere graziato è Bompressi, che da tempo è malato e ha presentato la domanda, cosa che non ha fatto Sofri, proclamandosi innocente, mentre Pietrostefani è latitante.
La decisione della Consulta, considerati i tempi tecnici (il ricorso sarà notificato a via Arenula entro 90 giorni), dovrebbe arrivare lanno prossimo e quindi con un nuovo presidente, visto che scadrà il 6 novembre il mandato novennale dellattuale, Piero Alberto Capotosti. Con lui lasceranno la Consulta i due vicepresidenti, sempre di nomina presidenziale, Guido Neppi Modona e Fernanda Contri e Ciampi dovrà scegliere i tre sostituti.
La decisione potrebbe dunque essere pubblicata con una Corte in parte rinnovata e quando i due protagonisti del braccio di ferro avranno lasciato luno il Quirinale e laltro via Arenula. Il settennato di Ciampi termina, infatti, a maggio e le elezioni politiche dovrebbero esserci in primavera. Il nuovo presidente della Corte potrebbe fissare la causa appena possibile o non accelerare i tempi, anche per far scemare le polemiche. E questa sembra lipotesi più concreta.
Per Giuseppe Gargani, presidente azzurro della Commissione giuridica del Parlamento europeo, quella della Corte è «una decisione ardita, un fatto nuovo che mai si era verificato e che cambia un po la struttura istituzionale».
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