Ciancimino jr riscrive la storia d’Italia. Per accusare Dell’Utri

Da Ustica al caso Moro, dall’omicidio Mattarella compiuto dai terroristi anziché dai mafiosi all’immancabile «trattativa», con nuovi dettagli sul ruolo dei carabinieri del Ros e di indefiniti agenti segreti. Parla di tutto, ma davvero di tutto, Massimo Ciancimino, stando almeno da quel che emerge dalla lettura dei suoi interrogatori resi a Palermo e depositati al processo contro Mario Mori. Arriva soprattutto a dire che Marcello Dell’Utri già dal ’93 sostituì il padre Vito, ex sindaco di Palermo, nella conduzione della cosiddetta «trattativa» tra Stato e mafia. Interrogato dai magistrati palermitani il 9 luglio del 2008, Ciancimino jr parla della cattura del boss Totò Riina e racconta che suo padre, in qualche modo cavalcando il malcontento del boss Bernardo Provenzano verso la politica stragista del boss corleonese, l’aveva convinto a «consegnare» il latitante. Da Provenzano, Vito Ciancimino aveva saputo dove si trovava il covo di Riina. Un’informazione che l’ex sindaco riferì ai carabinieri. Ma nell’ultima fase della trattativa, nonostante il contributo fornito da don Vito, l’ex sindaco Dc sarebbe stato sostituito da un altro soggetto. Da chi? Che domande: da Marcello Dell’Utri. Il supertestimone dei pm siciliani parla anche degli omicidi di Michele Reina e Pietro Scaglione. Riferisce di presunte tangenti che sarebbero state «consegnate da Romano Tronci all’onorevole Enrico La Loggia» (ex Dc, poi ministro di Forza Italia), ma anche di «una somma di denaro (duecentocinquantamila euro) personalmente ed urgentemente consegnata da egli stesso (Ciancimino junior, ndr) nel 2005 a Gianni Lapis e destinata al senatore Carlo Vizzini» (senatore del Pdl, membro della commissione Antimafia). Nei verbali c’è anche una sorta di riscrittura di vecchi fatti: fonte di Massimo sarebbe stato il padre, Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso del sacco di Palermo, morto nel 2002. E fonte di quest’ultimo, il più delle volte, sarebbe stato Bernardo Provenzano o un misterioso uomo dei Servizi segreti, conosciuto da Ciancimino jr. «prima degli anni ’80» e che sarebbe stato in grado di parlare della vicenda Moro, quando i Servizi avrebbero chiesto a Provenzano di intervenire per non far liberare il presidente della Dc, sequestrato dalle Brigate rosse. Dall’ex ministro della Difesa Attilio Ruffini, don Vito avrebbe saputo del coinvolgimento di un aereo francese nell’abbattimento del Dc 9 Itavia. Per Moro, per ben due volte i Servizi avrebbero chiesto a Provenzano di non intervenire.

Per l’omicidio del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il misterioso uomo dei Servizi (di nome Franco o Carlo, mai identificato) e lo stesso Provenzano avrebbero detto a Ciancimino senior che si sarebbe trattato di un non meglio precisato «scambio di favori» tra i terroristi neri, autori del delitto avvenuto il 6 gennaio 1980, e i boss mafiosi, che avevano interesse a eliminare l’esponente Dc.

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