«È quello della Lola» esulta, leccandosi i baffetti bianchi sporchi di latte, il bimbo di un famoso spot. Ecco, il latte sequestrato in Lombardia non aveva niente a che fare con quello della Lola. Niente etichetta di qualità. Anzi. Ad accorgersene non è stato il bambino degustatore della tv, ma gli uomini dell’ispettorato, che hanno ricostruito il percorso del latte, dalla produzione alla scatola, tappa per tappa.
Già pronte per la distribuzione nei negozi, oltre 27mila confezioni, per un totale di 35mila litri, sono state sequestrate a Peschiera Borromeo, nel milanese, dai funzionari del controllo qualità. Sull’etichetta c’era scritto: prodotto al cento per cento italiano. E invece no. Il latte col trucco è stato scoperto. Era infatti composto da una miscela di latte ungherese e italiano. Il motivo? Abbattere i costi.
«Abbiamo aumentato ulteriormente la vigilanza - spiega il ministro alle Politiche agricole Luca Zaia - nella consapevolezza che i controlli non solo garantiscono tutti i cittadini, ma impediscono che nel mercato circolino ingenti quantità di merce in grado di alterare i prezzi, generando pericolosi fenomeni di concorrenza sleale». Il sequestro ha quindi rappresentato una bella sferzata in favore del made in Italy. «Lo schema di decreto sull’etichettatura obbligatoria d’origine per il latte e i suoi derivati - aggiunge il ministro - appena presentato al tavolo di filiera nasce proprio da questa volontà di trasparenza».
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