Cultura e Spettacoli

«Cibo scarso e tante percosse in mezzo a serpenti e pidocchi»

Tanti i metodi per obbligare i reclusi all’attività: dall’isolamento prolungato all’invio presso squadre di educazione di massa

Il cibo dei prigionieri è razionato. Sul piano qualitativo non si differenzia da quello elargito ai lavoratori delle fabbriche e delle fattorie ordinarie; ma la quantità della porzione viene stabilita direttamente dalla polizia. Chi è malato e, quindi, scarsamente produttivo è tacciato di atteggiamento ostile nei confronti del lavoro, e può vedersi immediatamente sottratto o ridotto il cibo, con la motivazione «chi non lavora non mangia» oppure «lavoro scarso, razione scarsa»... Nei laogai vengono utilizzati vari metodi per obbligare al lavoro un recluso. I più comuni prevedono la revoca del privilegio di poter scrivere lettere, quella del diritto alle visite e la riduzione dell’assegno di sussistenza mensile. Nei casi più gravi vengono inflitte note di demerito o imposto l'isolamento. Nei momenti di riposo un detenuto può avere mani o piedi incatenati; talvolta viene inviato presso squadre di educazione di massa per sottoporsi pubblicamente a rimproveri e accuse da parte di altri prigionieri...
Uno dei tratti distintivi delle prigioni e dei campi disciplinari è la loro organizzazione militare, e l'utilizzo di alcuni detenuti in veste di kapò. Tutti vengono sottoposti a un rigido controllo grazie al quale la percentuale di rivolte ed evasioni è estremamente bassa. La supervisione ininterrotta è anche il presupposto del lavoro schiavistico. Il numero dei prigionieri posti in isolamento prolungato è molto ridotto. Quasi tutti sono costretti a vivere in gruppo sorvegliandosi a vicenda. In pratica un prigioniero non rimane mai solo durante le ventiquattr’ore. I detenuti non ricevono un trattamento uniforme; le condizioni variano da regione a regione. Generalmente, ogni anno vengono consegnate una grezza uniforme nera, grigia o rosso scuro, e un paio di scarpe di gomma o di plastica; la fornitura di biancheria non è contemplata...

Un regolamento interno recita: «I criminali che erano in precedenza funzionari del Partito, intellettuali o ufficiali dell'esercito... vanno assegnati ai campi che garantiscono condizioni di vita migliori, devono godere di uno spazio personale e si deve aver cura che si adattino al nuovo stile di vita e di lavoro»... La maggior parte dei laogaidui è situata lontano dalle città, in regioni di confine difficilmente raggiungibili. Inoltre i familiari temono le ritorsioni del regime, e si tengono a distanza dai prigionieri per evitare accuse di complicità. Per tale motivo, più è lunga la detenzione meno frequenti sono le visite. Chi scrive questo libro, in diciannove anni di reclusione, ha ricevuto una sola visita da parte dei parenti...

Una volta al mese ogni prigioniero riceve un decilitro di olio. Carne e uova non vengono fornite. Ogni due settimane viene servito un pasto «speciale» con focacce di farina bianca e brodo di carne di maiale... Nei laogaidui tutti soffrono la fame, e percosse, furti e risse per il cibo sono la regola...
Le condizioni di vita variano da nord a sud, e tra fabbriche, fattorie e miniere. Nelle poche fattorie dell'hinterland di Pechino quasi tutti i prigionieri dormono su kangs (tavole di legno, ndr) poggiati al suolo, avendo a disposizione solo 70 centimetri di spazio ciascuno. Dieci persone formano uno squadrone cui spetta un'unica stanza... Ovunque i campi sono infestati da serpenti e mosche, e da pidocchi e cimici. La maggior parte non dispone di docce, ma solo di una fila di lavandini o di un pozzo davanti alle caserme.

Solo poche unità minerarie, come quella di Jinpushan, nella provincia di Shandong, sono dotate di doccia ma l'acqua è sempre putrida e terribilmente inquinata.

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