Cicchitto: "In piazza contro il colpo di mano"

I colonnelli fanno quadrato attorno al leader. Si discute già della data: a inizio novembre o il 2 dicembre. Bondi: "Dobbiamo difendere la democrazia". La Russa: "Sono d'accordo, e non da oggi"

Gian Maria De Francesco - Vincenzo La Manna

Roma - Scendere in piazza per rompere quello che il premier Silvio Berlusconi ha definito «l’assedio a orologeria», è adesso il principale obiettivo del Popolo della libertà. Bisogna fermare il tentativo di golpe anti-italiano che si articola con la manovra a tenaglia fatta di sentenze contro Fininvest, manifestazioni di piazza, gossip e intimidazioni alla Corte costituzionale. «Occorre che il partito e l’intera maggioranza organizzino una grande manifestazione popolare con l’obiettivo di difendere la democrazia e la libertà nel nostro Paese», ha dichiarato il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, rispondendo all’appello del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. L’esigenza di «rispondere agli attacchi» è condivisa anche dall’altro coordinatore Ignazio La Russa che rivela come il progetto fosse già stato vagliato con Berlusconi. «Sono d’accordo» anche se «non è una novità», ha detto, visto che «i tre coordinatori avevano sottoposto a Berlusconi, un mese fa, due ipotesi: manifestazioni all’inizio di novembre in cento province per ricordare la caduta del Muro di Berlino, oppure tornare in piazza il 2 dicembre». Berlusconi, ha aggiunto, si è detto «favorevolissimo» alle manifestazioni e, inoltre, «aveva chiesto di studiare» la possibilità di tornare in piazza il 2 dicembre. Secondo il coordinatore del Pdl, non ci saranno perciò defezioni degli ex di An. «Non ho mai visto nessuno di An non essere d’accordo con l’idea di manifestare la propria vicinanza al governo», ha concluso. Anche i vicecapigruppo del partito sono concordi. «Il momento ci sembra arrivato», commenta il senatore Gaetano Quagliariello. Mentre il deputato Italo Bocchino si dice pronto: «Faremo capire al Paese e alla stampa internazionale che l’Italia è con noi». Intanto Cicchitto, il primo a lanciare la proposta, insiste a dire che trattasi di «ipotesi». E ripete che la sua è stata una «riflessione personale», su cui non vuole «né frenare né accelerare». Ma dopo l’appoggio unitario del Pdl, sottolinea: «È probabile che sia allora l’idea giusta». Già, perché se da una parte, «è evidente che il governo deve continuare il suo lavoro e non farsi risucchiare dalle manovre di Palazzo», dall’altra «non possiamo rimanere chiusi in una stanza».

«È nelle norme della buona democrazia condurre le battaglie politiche anche sui quotidiani - spiega Cicchitto al Giornale -. Ma nel caso in cui proseguano le manovre extraparlamentari che mirano a manipolare l’equilibrio politico e il responso elettorale, si potrebbe pensare di far sentire il peso di una grande manifestazione popolare. Per dar risalto alla voce dei cittadini che in percentuale molto alta appoggiano l’attuale maggioranza». Ma quali sono gli «attacchi concentrici» contro il Cavaliere? «Purtroppo sono tanti e non è certo la prima volta che si tenta di rimettere in discussione il risultato delle urne», risponde il presidente del gruppo Pdl a Montecitorio che ricorda il «tormentone sulla vita privata del premier, attraverso la combinazione di elementi giornalistici e giudiziari, rilanciati da alcune operazioni televisive, come quella portata avanti da Santoro. E in quest’ambito si lega pure la debolezza politica dell’opposizione». È «evidente», sottolinea, che «vi sia nel Pd una fortissima preoccupazione, legata alle vere vicende giudiziarie in Puglia. Così si discute di Berlusconi per oscurare nomi meno conosciuti coinvolti nelle inchieste sulle tangenti nel mondo della sanità». Una strategia che va avanti pure sul «fascicolo del ’92-93 sugli attentati di mafia», ricorda Cicchitto, per cui «si vuole far capire, alludere sotto traccia che i responsabili potrebbero essere Berlusconi e Marcello Dell’Utri». E adesso, «arriva pure la ciliegina sulla torta, la sentenza sul Lodo Mondadori, dalle proporzioni inusitate, ben studiata pure nei tempi. Tra l’altro, con una cifra stratosferica a vantaggio guarda caso di Carlo De Benedetti, leader della sinistra editoriale». Sì, perché «se il leader politico della sinistra è Antonio Di Pietro, quello della sinistra finanziaria - rimarca Cicchitto - è De Benedetti. Che se ne sta ai piani alti e comanda quelli che stanno più in basso».

Infine la denuncia contro i «fasulli sostenitori a senso unico della libertà di stampa, mai stata in discussione». E sabato, alla manifestazione, per Cicchitto vi è stato un «attacco volgarissimo, appaltato alla Fnsi, utile strumento per sostituire le sigle di partito».

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