Ciclismo La Liegi riscopre Vinokourov. E l’Italbici resta a «zero classiche»

A volte ritornano: più forte di prima. Tornano dopo una squalifica di due anni, come il kazako Alexandre Vinokourov, 36 anni, tosto come pochi, caparbio come nessuno, rientrato alle corse il 24 luglio dell’anno scorso, dopo aver scontato due anni di squalifica per doping, riscontrato dopo la vittoriosa crono di Albi al Tour 2007. Il kazako dell’Astana ha vinto per la seconda volta in carriera la Liegi-Bastogne-Liegi, arrivata all’edizione numero 96, al termine di una corsa elettrizzante che si è infiammata a 20 km dal traguardo, sulla Côte de la Roche aux Faucons. Allungo di Andy Schleck, il vincitore del 2009, seguito dal beniamino di casa Philippe Gilbert. Cunego e Voeckler provano a rispondere ma non reggono il ritmo. Solo Contador, sulla cima, rientra con disarmante facilità sui due battistrada. È l'azione che disintegra il gruppo, lasciando in testa il drappello dei migliori: di italiani neanche l’ombra.
A sedici dal traguardo, attacco di Kolobnev e Vinokourov, che sfrutta a regola d’arte il “buco” fatto da Contador. Solo Gilbert e Valverde si lanciano al loro inseguimento, raggiunti dal campione del mondo Evans. A 6 km dall'arrivo attacco di Gilbert che prova la rimonta: ha 43" di svantaggio dalla coppia di test, ma c’è poco da fare. La Liegi è un affare tra Vinokourov e Kolobnev. All’ultimo chilometro il kazako scatta e non lo vedono più.
Alle spalle di “Vino” si piazzano Kolobnev a 6" e Valverde a 1'06", poi Gilbert ed Evans. «Contro un Vinokourov così c’era poco da fare», dice sfinito e deluso il russo Kolobnev. Lo stesso lo dice Damiano Cunego, ventunesimo al traguardo. «Non posso rimproverarmi di nulla ­ ha detto -, ho dato tutto quello che avevo. Nel finale si è andati davvero a mille, e io non ho potuto fare di più». Primo degli italiani, Stefano Garzelli, diciottesimo. «Ho provato, ma in certi momenti è anche giusto ammettere il valore degli avversari: erano di un altro pianeta». Sfortunato Vicenzo Nibali, caduto e per due volte.
Ciclismo italiano a zero. Qualche piazzamento nella «campagna del nord» ma nessun acuto di rilievo. Prosegue il nostro momento a dir poco difficile.

«A venti chilometri dall’arrivo c’erano i migliori corridori del mondo, i nostri erano tutti già usciti di scena». Semplice, didascalico, esemplare il pensiero di Beppe Martinelli, tecnico all’Astana di Vinokourov e Contador. Lui è l’unico italiano che può guardare al futuro senza spaventarsi.
Pier Augusto Stagi

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