Favola Viviani, saluta il ciclismo regalando un altro oro

Elia, campione olimpico e portabandiera 2021, trionfa nella prova ad eliminazione

Favola Viviani, saluta il ciclismo regalando un altro oro
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D’autore è anche l’addio, il saluto al suo pubblico ed Elia Viviani, il “profeta” del ciclismo italiano su pista, lo fa alla sua maniera, quella che lui meglio conosce: vincendo.

Un addio da fuoriclasse assoluto, da portabandiera del ciclismo e dello sport, come del resto è stato a Tokyo. Campione di serietà e di intelligenza, ha chiuso il cerchio come meglio non avrebbe potuto. Terzo oro nella prova dell’eliminazione, dopo i successi di Roubaix nel 2021 e a St. Quintin-en-Yvelines l’anno dopo. «Sono sereno, sto bene, so che posso fare una grande corsa», aveva dichiarato nell’ultima intervista rilasciata a Lello Ferrara sui social della Federazione. È stato di parola.

«Grazie di tutto Elia!» È lo striscione che appare sulle tribune del velodromo di Santiago del Cile appena finisce l'eliminazione. Appena Elia Viviani conquista un nuovo titolo di campione del mondo nell'ultima corsa della sua carriera. Il campione veronese sale di nuovo sul gradino più alto del podio, sale di nuovo in cima al mondo disputando una prova dell'eliminazione perfetta, da dominatore. La sentiva e l'ha voluta, correndo molto in testa, rischiando il giusto, rispondendo agli attacchi dell'olandese Yoeri Havik, poi giunto terzo, e battendo il neozelandese Campbell Stewart.

Viviani corre da campione l'ultima prova della sua carriera, meritandosi l'omaggio che il velodromo, gli avversari e i tifosi gli tributano prima e dopo il trionfo. E carico di mille e mille significati è il secondo abbraccio di Elia: il primo è alla moglie Elena Cecchini; il secondo a Marco Villa, l'uomo insieme al quale Elia ha 'costruito' la rinascita della pista italiana, che oggi poggia su gambe e spalle sicure, quelle di Ganna e Milan, Consonni e Moro.

Ora c’è una scuola, ma fino a ieri sera c’era un “profeta” che ha fatto da professore e amico, compagno e confidente e non è detto che tra non molto possa anche diventare riferimento tecnico di questa squadra fantastica. Quello di ieri è stato un addio, ma sa tanto di un arrivederci.

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