Washington - Sognando la California, dopo aver sbancato la Florida, John McCain riceve da Arnold Schwarzenegger il lasciapassare per conquistare la preda più ambita nelle elezioni americane. Dopo l'appoggio di Rudy Giuliani, per il senatore repubblicano arriva quello del governatore dello stato-chiave del voto del Supermartedì. Ma a vantaggio del rivale Mitt Romney gioca la rivolta che monta tra i conservatori, che non si rassegnano ad affidare il partito a un candidato che considerano eretico. Il terzetto McCain-Schwarzy-Giuliani, schierato dentro un impianto per la produzione di energia solare a Los Angeles, ha offerto un'immagine da foto a effetto che per i repubblicani (o almeno per una fetta del partito e per molti indipendenti) equivale a quella di Barack Obama circondato dal clan Kennedy.
"McCain è un leader straordinario e un eroe americano", ha proclamato 'Governator', rinunciando alla propria imparzialità a pochi giorni dal voto in California del 5 febbraio. All'indomani del virulento dibattito televisivo con Romney nella biblioteca presidenziale di Reagan, per McCain è prezioso l'appoggio di un governatore repubblicano che ha saputo dimostrare di ottenere consensi in uno stato a maggioranza democratico. Schwarzenegger secondo i sondaggi ha il consenso del 60% degli elettori della California (addirittura l'81% secondo dati riservati del suo staff trapelati su The Atlantic): numeri lontani anni luce dalle cifre del presidente George W.Bush, dalla cui eredità i candidati tendono a prendere le distanze. Lo ha fatto anche McCain nell'evento che lo ha visto al fianco di Schwarzenegger, lanciandosi in un elogio delle biotecnologie e promettendo di impegnarsi in "accordi globali per l'ambiente che coinvolgano anche Cina e India". Posizioni in linea con quelle del governatore californiano, ma lontane da Bush, che ha affondato il Trattato di Kyoto.
Repubblicani dall'animo liberal L'appoggio di repubblicani dall'animo 'liberal' come Giuliani e Schwarzenegger aiuta McCain in California, ma non fa che aumentare la rabbia dell'ala conservatrice del partito, che con il senatore dell'Arizona ha da sempre un rapporto conflittuale. Dai neocon ai 'pensatoi' di National Review, American Enterprise Institute e Weekly Standard, il mondo conservatore che ha sostenuto Bush vede con preoccupazione l'ascesa di McCain ai danni di Romney. Nonostante il senatore abbia rettificato il tiro negli ultimi tempi su molte posizioni, auspicando che i tagli fiscali di Bush restino permanenti e assumendo una linea più dura sull'immigrazione, la diffidenza nei suoi confronti resta forte su molti punti.
"Ma McCain è un conservatore?", si è chiesto Robert Novak, un editorialista di riferimento della destra, sulle pagine del Washington Post. Novak ha lasciato cadere un'accusa pesante, sostenendo che in un incontro tempo fa con un circolo ristretto di conservatori McCain avrebbe fatto commenti negativi contro il giudice della Corte Suprema Samuel Alito. Il senatore avrebbe definito "troppo conservatore" il giudice nominato da Bush e stimato da una larga parte dei repubblicani. Un'accusa che offrirà altre armi al potente esercito dei commentatori radiofonici della destra, che odiano da anni McCain per essersi più volte alleato in Congresso con personaggi come Ted Kennedy. Il ruvido Rush Limbaugh ha esortato a boicottare le urne, se McCain sarà il prescelto. "E' finita - gli ha fatto eco il collega Michael Graham - a novembre manderemo in campo il nostro candidato più liberal e meno affidabile". "Nessun serio conservatore - ha completato il coro Hugh Hewitt - può sostenere la sua candidatura". Tutta musica per le orecchie di Romney, che nel dibattito serale con McCain ha puntato a minare le sue credenziali di reaganiano in casa di Reagan, di fronte alla vedova Nancy (che però, secondo molte voci, tifa McCain). Romney punta ora sui soldi e sull'ala destra del partito. L'ex governatore del Massachusetts è pronto a inondare la California di costosi spot televisivi e a lanciarsi in una caccia al voto negli altri 20 stati del Supermartedì.
Ma contro di lui c'é un ostacolo in più. Mike Huckabee, il terzo incomodo ancora in corsa, è deciso a resistere e può portargli via stati importanti nel Sud e nel Midwest: Arkansas, Oklahoma, Missouri e West Virginia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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