Roma

Un cimitero di auto bruciate

Un cimitero di auto bruciate

Promesse da marinaio. Almeno in relazione al territorio del XVI Municipio. L’indiziato è il primo cittadino della Capitale, Walter Veltroni. L’accusatore è il consigliere municipale di Alleanza nazionale Fabrizio Santori. L’oggetto del contendere: le carcasse di auto bruciate dai piromani che si trovano ancora in strada perché l’amministrazione capitolina non ha provveduto a rimuoverle.
«Via dei Colli Portuensi, via Palasciano, via di Villa Pamphili, via Toscani, via della Vignaccia, via D’Aronco rappresentano una piccola parte delle vie colpite dai piromani in questi mesi - sottolinea Santori - Pur essendo trascorsi mesi, la maggior parte di esse sono ancora disseminate di ossature di automobili e motorini incendiati che manifestano quella sensazione di trascuratezza e abbandono tipica dell’amministrazione comunale».
Eppure, le premesse sembravano buone. Tuttavia non sono state rispettate. Ad agosto l’assessore alla Sicurezza del Comune di Roma aveva garantito la rimozione straordinaria di tutti i mezzi colpiti.
«Tutto ciò non si è però tradotto in un intervento concreto - precisa il consigliere municipale di An che ha sollevato la questione - Addirittura la situazione è precipitata nelle zone di Bravetta e Pisana, dove le liti tra malviventi e bande di nomadi stanno continuamente causando incendi che negli ultimi giorni hanno colpito altre numerose automobili, furgoni, esercizi commerciali, cassonetti e le loro stesse baracche innalzate abusivamente all’esterno dell’insediamento».
Un cocktail insomma, è proprio il caso di dirlo, esplosivo. Che fa scaldare ancora di più gli animi di cittadini e politici locali. «Stiamo stanchi degli annunci, oltre il danno anche la beffa», conclude Santori, riferendosi alla mancata erogazione, fino ad oggi, del contributo per il risarcimento del mezzo distrutto che il Campidoglio aveva promesso.
«I cittadini colpiti dovranno aspettare mesi prima di essere risarciti». E in più, a metterci ulteriormente lo zampino, si aggiungono le elefantiache procedure per la rimozione.

Al peggio, è proprio vero, non c’è mai fine.

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