La Cina cancella il talent show: ha paura del televoto

Pechino Il governo cinese ha messo i sigilli ad un popolarissimo talent show e ha ordinato che venga sostituito con programmi che «elevino la morale etica».
Ufficialmente la spiegazione è stata, spiega il quotidiano China Daily, che il programma «Super Girl», costruito sulla scorta dell’americano «X Factor», sforava spesso i 90 minuti di trasmissioni che gli spettavano nel palinsesto. In ogni caso, la Hunan Satellite Television, che produce lo show, si è immediatamente adeguata al diktat del governo e lo ha sostituito: «Al suo posto, il canale manderà in onda programmi che promuovono la morale etica» e forniranno «informazioni pratiche sui lavori domestici», ha spiegato il vice-direttore del China Daily, Li Hao.
«Credo che la ragione che abbia spinto l’amministrazione a “regolamentare” questo programma sia stato il fatto che alcuni ospiti avessero fatti commenti inappropriati e indossato abiti sconvenienti», ha spiegato al quotidiano Jin Yong, della China Communication University. «Lo stile potrebbe aver offeso qualche spettatore più anziano».
La verità è però un’altra. La Cina comunista censura costantemente qualsiasi evento artistico consideri delicato, ossia potenzialmente pericoloso, da un punto di vista politico (dalle canzoni ai film), anche se poi la pirateria su Internet riesce spesso ad aggirare i divieti.
Nel 2007 anche «Super Boy», un concorso di canto, venne rimesso in riga - ricorda il China Daily - ordinando alla produzione di trasmettere solo «canzoni sane ed ispirative da un punto di vista etico», evitando il gossip e le «deplorevoli» scene di fan urlanti o di concorrenti in lacrime per esser stati esclusi. Ma in quel caso, come anche in quello di «Super Girl», l’aspetto che più ha turbato i censori, spingendoli a intervenire in modo drastico ordinando la chiusura del programma, è stato la presenza di un televoto, elemento di espressione democratica la cui diffusione anche a partire da un’innocente concorso di canzoni è vista dal regime come un pericolo. Molto meglio usare il mezzo televisivo per la propaganda usando temi «sani ed eticamente ispirativi».
Il regime cinese, fondato su un partito unico che pretende di rappresentare i valori della classe operaia e l’interesse supremo dell’intero popolo, teme in realtà come tutte le dittature la libera espressione di quello stesso popolo. Per questo dedica enormi risorse alla censura dei media e in particolare di internet, dal quale è consapevole che possono derivare fermenti critici indesiderati.

Accese polemiche hanno riguardato in questi anni alcune importanti case produttrici occidentali del settore informatico che si sono prestate, sedotte dagli enormi guadagni che offre l’immenso mercato cinese, a creare e a vendere versioni precensurate di software per l’accesso a internet secondo le pretese di Pechino.

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