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Da Cina e Corea per il Bel Canto

Il re degli strumenti è il pianoforte, nel senso che nei conservatori è di gran lunga il più studiato e quindi si aggiudica più cattedre

Da Cina e Corea per il Bel Canto

Il re degli strumenti è il pianoforte, nel senso che nei conservatori è di gran lunga il più studiato e quindi si aggiudica più cattedre. Lo si studia in modo esclusivo ma anche come disciplina complementare per canto, strumenti ad arco e fiato.

Non succede solo da noi, ma anche in Paesi che hanno iniziato a coltivare la tradizione della musica occidentale solo in tempi relativamente recenti. Per quanto riguarda per esempio la Cina il «Financial Times» ha parlato anche recentemente di «piano mania»: a studiare questo strumento sono circa 40 milioni di studenti, attirati dall'effetto traino rappresentato dal successo planetario di solisti come Lang Lang. Un fenomeno che ha finito per creare un intero settore economico, visto che solo in Cina ci sono 450 aziende che fabbricano pianoforti.

Ad attrarre il maggior numero di studenti stranieri in Italia, è però uno strumento a due corde: la voce. Frotte di giovani orientali, soprattutto da Cina e Corea del Sud (nella foto un gruppo di studenti orientali al Rossini Opera Festival), raggiungono i nostri conservatori per studiare canto e melodramma: un'invenzione tutta italiana e perlopiù in italiano. Fra le mete predilette per lo studio del canto c'è il Conservatorio di Parma: è in questa città (per l'esattezza a Busseto) che nacque Giuseppe Verdi, l'opera lirica fatta persona. Ed è in terra emiliana che sono sbocciati cantanti come Luciano Pavarotti, Mirella Freni, Leo Nucci, Sonia Ganassi ed ora Luca Salsi, il baritono che inaugurò la stagione della Scala 2019-2020.

A dimostrazione che i Conservatori prosperano laddove c'è un territorio che risponde.

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