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Cina: la lista nera dei giornalisti

Nonostante le promesse di Pechino fatte prima delle Olimpiadi il regime va avanti con la scure sull'informazione: tutti i giornalisti che rientreranno nell’elenco dei trasgressori saranno "dimissionati" ed esclusi dalla professione

Cina: la lista nera dei giornalisti

Pechino - Parlar male della Cina può costare la carriera. Pechino ha deciso di imporre un giro di vite ai giornalisti cinesi creando una “lista nera” per far dimettere quanti violano le norme sulla diffusione delle informazioni. Le nuove direttive includono un «database completo di persone che esibiscono condotta professionale malsana», ha annunciato il vice capo dell’amministrazione generale di stampa ed editoria, Li Dongdong.

In base alle nuove misure, le persone incluse nella lista dei trasgressori saranno escluse dalla professione giornalistica ed editoriale. All’origine del provvedimento ci sarebbe, secondo Li, l’esigenza di porre fine alle notizie false, ma, secondo altri, le nuove misure sarebbero dirette contro i giornalisti che cercano di sottrarsi al controllo del partito. Di quest’avviso è Li Datong, ex redattore della testata governativa China Youth Daily, allontanato dal suo incarico per aver criticato la censura. «Quello delle notizie false è un pretesto» ha detto, «si può definire “falsa” ogni tipo di notizia. Esiste un problema di false notizie e finti giornalisti, ma sono stati già elaborati diversi modi per affrontare la questione».

Come è noto, i media cinesi sono controllati dallo Stato. L’esigenza di sopravvivere in un mercato fortemente competitivo ha indotto molte testate ad attrarre l’attenzione dei lettori pubblicando reportage su casi di corruzione e misfatti da parte dei funzionari statali. Si sono anche verificati casi di giornalisti corrotti da compagnie per non diffondere notizie relative a incidenti, come quelli, frequenti, nelle miniere. Il governo cinese ha già approvato numerose regole riguardo l’informazione e il Dipartimento per la propaganda del Pcc controlla accuratamente l’operato dei media. Già adesso, con cadenza frequente, i giornalisti cinesi devono seguire corsi di formazione voluti dall’Ufficio di propaganda sulla «visione marxista del giornalismo». Queste misure sono però ritenute insufficienti, soprattutto in considerazione del clima sociale che risente dell’influenza della crisi economica e in un periodo fitto di anniversari particolarmente significativi, come quello di Tienanmen.

Le nuove regole non saranno applicate ai giornalisti stranieri, di cui si occupa il ministero degli Esteri.

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