La Cina minaccia la Norvegia: non date il Nobel al dissidente Liu

Il premio per la Pace all’attivista dei diritti umani "danneggerebbe le relazioni". Poi Pechino smorza i toni: non erano pressioni. Il fondatore del movimento per la democrazia "Carta 08" è in prigione per sovversione

Oslo I dissidenti fanno ancora paura. La Cina ha fatto sapere al direttore dell’Istituto norvegese per il Premio Nobel, Geir Lundestad che l’assegnazione del Nobel della Pace a Liu Xiaobo, un attivista per i diritti umani attualmente in carcere, avrebbe ripercussioni negative sui rapporti tra la Repubblica popolare e la Norvegia.
Lo ha reso noto lo stesso Lundestad, precisando che il monito gli è stato trasmesso la scorsa estate dal vice-ministro degli esteri cinese Fu Ying durante una visita a Oslo. «Mi ha detto chiaramente che una tale scelta sarebbe considerata come un gesto ostile», ha dichiarato Lundestad all’agenzia norvegese Ntb. Nelle ore successive alla denuncia, i toni usati dalle autorità cinesi sono stati ammorbiditi, ma la sostanza dell’avvertimento sembra rimanere: Liu «ha violato la legge cinese», quindi premiarlo è un gesto che la Cina non può che disapprovare. La violazione consiste nell’aver promosso il documento «Carta08», che chiede l’ instaurazione in Cina di un sistema democratico.
La proposta per il conferimento del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo è stata fatta da Vaclav Havel, già presidente della Cecoslovacchia e poi della Repubblica Ceca, che ha una storia simile: lui stesso è stato un dissidente anticomunista negli anni del regime asservito ai sovietici e fu condannato al carcere per aver fondato insieme ad altri intellettuali il movimento per la democrazia «Charta 77». Il Comitato norvegese per il Nobel annuncerà il nome del vincitore del Premio per la pace 2010 il prossimo 8 ottobre a Oslo, dopo l’assegnazione di degli altri Nobel che avverrà invece a Stoccolma.
Alla vigilia del viaggio in Europa del premier Wen Jiabao, che visiterà Italia, Grecia e Belgio, oltre alla Turchia, la Cina ha dunque ammorbidito i toni, senza peraltro tornare realmente sui suoi passi. In una conferenza stampa di presentazione del viaggio di Wen, il viceministro degli Esteri Fu Ying, la donna oggi più in vista del governo di Pechino, non ha né smentito né confermato di aver detto a Lundestad che l’eventuale conferimento del prestigioso premio a Liu Xiaobo porterebbe ad un peggioramento delle relazioni tra Cina e Norvegia. «Non so perché in questo periodo dell’anno vi interessiate tanto a questo problema - ha detto -. Anche l’anno scorso si parlava di questo, poi il premio è andato ad un leader politico (il presidente americano Barack Obama) con una motivazione che non ha nulla a che vedere con la Cina».
Fu Ying ha evitato i toni intimidatori usati in passato da dirigenti cinesi in relazioni agli onori concessi all’estero a dissidenti cinesi o al Dalai Lama - il leader tibetano in esilio che ha avuto il Nobel per la pace nel 1989 - e ha sottolineato le «buone relazioni» che legano la Cina e la Norvegia.

«Abbiamo in piedi anche un dialogo sui diritti umani - ha ricordato - che è molto utile e dal quale abbiamo imparato molto». In precedenza, la portavoce del ministero degli Esteri Jiang Yu ha sostenuto che Pechino «non vuole esercitare pressioni» sulla Norvegia, ma anche che «è normale avere divergenze sui diritti umani».

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