La Cina prosciuga il Cognac

Il Cognac: primo a produrlo nell'omonima cittadina fu Jean Martell nel 1715, seguito da Richard Hennessy nel 1765. Oggi è Hennessy il colosso mondiale, con una produzione annua di quasi 60milioni di bottiglie. L'etichetta più rappresentativa è l'Xo (eXtra Old), elegante e robusto realizzato assemblando oltre 100 eau de vie invecchiate; è la bandiera del fine cena. Gli si contrappone idealmente l'Xo di Martell, la cui bottiglia ad arco simboleggia il ponte tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione.
A dispetto di quanto si possa pensare, la domanda è in continua crescita. Ma non in Italia, dove Martell è leader con oltre il 40% di quota mercato, Italia che pesa solo per l'1% nel mondo. La sola Europa occidentale invece, vale ben un terzo di quota mercato mondiale, nonostante in 150 anni sia passata dal 90 al 30%. Ma le maison non sembrano preoccuparsene, perché gli Stati Uniti ne assorbono il 38% e l'Asia, oggi al 16%, è in costante ascesa. Finora erano Giappone e Hong-Kong i più grandi estimatori orientali del Cognac, ma con l'apertura alla Cina si rischia il sold-out, proporzioni tali da intaccare le riserve. anche a causa dei nuovi modi di berlo.
Infatti, se liscio, nel piccolo bicchiere a tulipano e non nel grande baloon, è apprezzato dagli europei, in Oriente non si fanno problemi a consumarlo con ghiaccio on the rocks o diluito con acqua, anche pasteggiando, mentre al di là dell'Oceano va molto come aperitivo, sotto le vesti di long drink come lo Shanghai o in cocktail quali Alexander, Mojito e perfino in abbinamento a cola e succo di limone.

Con la benedizione delle maison e per buona pace della vecchia Europa, che ancora se lo gusta a fine pasto con il sigaro. I tempi stanno proprio cambiando, ma per fortuna, cocktail o no, la tradizione del cognac è gelosamente custodita, anche se non ce ne sarà abbastanza per tutti, con il risultato che è fin troppo facile prevedere.

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