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Cina, protesta uiguri: donne in piazza

Dopo la strage di domenica (video), che ha visto almeno 156 vittime tra gli uiguri, proseguono le manifestazioni di protesta nel capoluogo dello Xinjiang. Petrolio, gas e uranio: il tesoro che fa gola al regime

Cina, protesta uiguri: donne in piazza

Urumqi - La Cina ha deciso di imporre un coprifuoco nel capoluogo dello Xinjiang, dopo che la polizia aveva cercato di disperdere le proteste seguite agli scontri etnici di due giorni fa, in cui hanno perso la vita almeno 156 persone, mentre oltre 1.000 sono rimaste ferite. Il coprifuoco inizierà alle 21 (15 ora italiana) di oggi e durerà fino alle 8 di domani, ha scritto l’agenzia di stampa Xinuha citando l’intervento alla tv del capo del partito comunista regionale.

Segretario congresso Uiguri: "Ottocento morti"
Il segretario generale del Congresso mondiale Uiguri, Dolkun Isa, in un’intervista a Radio3 Mondo, che andrà in onda domani alle 11:15, ha assicurato che il bilancio della repressione contro gli uiguri è molto più pesante di quanto emerso sulla stampa, anche italiana. "Non possiamo confermare il numero esatto delle persone uccise ma posso dire che il numero reale e' molto piu’ alto di quello diffuso dalla radiotv cinese. Ieri diverse persone uiguri hanno chiamato il nostro ufficio per comunicare informazioni allarmanti sul numero di morti: sono più di 800".

Lacrimogeni Oggi la polizia in tenuta anti-sommossa ha sparato lacrimogeni per cercare di disperdere manifestanti dell’etnia uigura e di quella han che si sono scontrati a colpi di pietre per le vie di Urumqui. Centinaia di dimostranti han, il gruppo etnico predominante in Cina, molti dei quali armati di mannaie, tubi di metallo e mazze di legno, hanno devastato negozi di cui sono proprietari uiguri, popolazione di ceppo turco che condivide lingua e cultura con altre popolazioni dell’Asia centrale.

Attacco agli uiguri Alcuni manifestanti gridavano "attacca gli uiguri", e da tutte e due le fazioni sono partiti lanci di pietre. La polizia ha usato i lacrimogeni per cercare di disperdere la folla, ma è riuscita soltanto a incoraggiare i dimostranti, che, presi tra due ali di agenti, sono comunque partiti alla carica. In precedenza, i manifestanti uiguri erano scesi in strada per protestare contro gli arresti di familiari nel corso della repressione seguita all’esplosione della rivolta domenica scorsa a Urumqi. "Mio marito è stato portato via ieri dalla polizia. Non hanno detto perché. Lo hanno soltanto preso", ha detto una donna che si è presentata come Maliya. Subito dopo sono cominciati i primi scontri con la polizia. Abdul Ali, un ventenne uiguro, si è tolto la maglietta e ha mostrato il pugno chiuso: "Ci stanno arrestando senza motivo e per noi è il momento di reagire". Ali ha detto che tre suoi fratelli e una sorella sono tra le 1.434 persone sospette fermate dalla polizia per essere interrogate. Gli abitanti della zona hanno accusato la polizia di compiere raid indiscriminati nelle aree a maggioranza uigura. Successivamente la folla ha cominciato a sfoltirsi, mentre la polizia si ritirava dalle strade alla periferia di Urumqi. Più tardi, poi, sono scoppiati scontri tra i due gruppi etnici.

Il partito comunista In mattinata, il capo del partito comunista dello Xinjiang, Wang Lequan, aveva detto che la rivolta di domenica è stata repressa anche se, aveva avvertito, "questa lotta non è ancora finita". I media di stato dello Xinjiang hanno anche parlato di un appello di Wang alle autorità per lanciare la "lotta contro il separatismo". Nonostante il rafforzamento delle misure di sicurezza, le proteste sembrano essersi diffuse nel resto della regione, dove le tensioni etniche ogni tanto esplodono in spargimenti di sangue.

Manifestanti dispersi La polizia ha disperso ieri mattina circa 200 persone riunite in una moschea di Kashgar, una delle città della Via della Seta, ha scritto l’agenzia di stampa Xinhua, senza aggiungere se è stata impiegata la forza.

La polveriera Xinjiang nsieme al Tibet, lo Xinjiang è una delle regioni più politicamente sensibili in Cina e in entrambe il governo ha scelto di stringere le redini mantenendo il controllo sulla vita culturale e religiosa promettendo al tempo stesso crescita economica e prosperità.

ma le minoranze lamentano che l’etnia cinese han gode di gran parte dei benefici degli investimenti e dei sussidi, emarginando le popolazioni locali. Almeno la metà dei 20 milioni di abitanti dello Xinjiang sono uiguri, mentre la popolazione di Urumqi, che si trova a circa 3.300 chilometri a ovest di Pechino, è composta in gran parte di cinesi Han.

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