Cina, scontri e morti al confine col Tibet

Incidenti tra forze di sicurezza e ribelli. Pechino conferma: la fiaccola passerà da Lhasa

Riprendono le proteste in Cina. Nuovi scontri sono scoppiati a Donggu, nella provincia sud-occidentale del Sichuan, confinante con il Tibet. Secondo l'agenzia di stampa ufficiale «Nuova Cina», un funzionario del governo è rimasto ferito; fonti vicine al governo tibetano in esilio a Dharamsala parlano, invece, di 8 persone rimaste uccise dalla Polizia durante gli scontri. Sempre secondo l'agenzia ufficiale cinese, gli agenti di Polizia presenti sul luogo «sono stati costretti a sparare colpi di avvertimento per mettere fine alle proteste». È la prima volta, questa settimana, che Pechino ammette la presenza di disordini nel Paese. Gli scontri erano cominciati il 10 marzo, con una serie di proteste scoppiate per le vie della capitale tibetana, Lhasa, dopo un discorso del Dalai Lama in occasione del quarantanovesimo anniversario della pacifica insurrezione del popolo tibetano contro il governo cinese del 1959. Il bilancio delle vittime dall'inizio delle proteste è di 140 morti per le fonti vicine al governo tibetano in esilio a Dharamsala, in India, e di 20 morti per le fonti ufficiali di Pechino.
Il Sichuan è una delle province a più forte presenza lamaista in Cina e una delle zone, oltre al Tibet, in cui si sono più concentrati gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti nelle ultime settimane. Secondo il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy, da quando sono cominciate le proteste, solo nella provincia sud-occidentale del Sichuan sono state uccise già 19 persone. La tensione tra Pechino e il Dalai Lama è tornata ad alti livelli dopo il rifiuto del governo cinese di accogliere la richiesta degli esuli tibetani di non fare passare dal Tibet la fiaccola olimpica. «La fiaccola - ha affermato il portavoce del comitato organizzatore dei Giochi di Pechino - rappresenta il simbolo più alto dello spirito olimpico, rappresenta la pace, l'amicizia e il progresso. Il fatto che la cricca del Dalai Lama chieda di annullare la staffetta, dimostra la sua volontà di annullare i Giochi». La Cina accusa, inoltre, il leader tibetano di avere organizzato le manifestazioni anti-cinesi per sabotare i Giochi Olimpici; accuse sempre negate dal Dalai Lama, che ha dichiarato in più occasioni di non volere sabotare le Olimpiadi. Dal 30 marzo scorso, quando la fiaccola olimpica è partita da Atene, non si sono placate le manifestazioni contro i prossimi Giochi Olimpici da parte degli attivisti per i diritti umani.

A Istanbul, secondo quanto riportato dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, 5 iattivisti della minoranza uigura di fede musulmana che abita nella provincia le cinese dello Xinjiang, sono stati arrestati dalla Polizia per avere disturbato la cerimonia per il passaggio della torcia olimpica.

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