Un attacco elettronico e informatico per paralizzare i gruppi da battaglia della Marina americana basati su navi portaerei. È questo uno dei più ambiziosi obiettivi delle unità di guerra informatica delle Forze armate cinesi.
Pochi giorni fa è emerso che la Cina ha lanciato una serie di massicci attacchi contro le reti di computer del Pentagono, e ieri il Times londinese ha raccontato un nuovo capitolo della silenziosa guerra informatica che vede coinvolte tutti i Paesi più avanzati, sia nel ruolo di vittime sia in quello di attaccanti. A lamentarsi degli spudorati attacchi cinesi sono Usa, Germania, Gran Bretagna. Nel mirino reti governative, militari, industriali. Ieri anche la Francia ha ammesso di subire l’offensiva informatica di Pechino, ma visto i buoni rapporti con la Cina, anche militari, Parigi non ha puntato il dito direttamente sul governo cinese.
La nuova sfida, l’assalto alle portaerei, è raccontata in uno studio dell’Army War College statunitense: due ufficiali dell’Aeronautica cinese, Sun Yuming e Yang Liping, hanno messo a punto un piano dettagliato che prevede una serie di azioni di guerra elettronica e informatica per neutralizzare le capacità di comando e controllo e comunicazione dei battle groups navali americani. Si otterrebbe così un duplice risultato: da un lato ostacolare le operazioni offensive delle portaerei, che avrebbero problemi a ricevere e trasmettere dati, ordini e informazioni e a controllare aerei e missili, e dall’altro rendere più vulnerabile la formazione navale a un attacco… cinetico, condotto dalle forze cinesi, gruppi navali e forze aeree basate a terra.
L’Esercito di liberazione popolare da sempre ha le portaerei Usa nel mirino, perché sono formidabili strumenti di proiezione di potenza, difficili da localizzare e ben protetti. La Marina cinese vede bloccate le sue ambizioni di operare in alto mare dalla presenza della 7ª Flotta statunitense, mentre qualunque offensiva aeronavale contro Taiwan è condizionata dal possibile intervento delle portaerei Usa.
È evidente che gli americani non stanno con le mani in mano e dedicano risorse immense proprio a potenziare le proprie difese informatiche ed elettroniche e al tempo stesso sono all’avanguardia nella guerra offensiva e difensiva elettronica e informatica.
Tuttavia la Cina opera, come sempre, sui tempi lunghi, e si è prefissata l’obiettivo di conquistare una supremazia informatica entro il 2050 su tutti i possibili avversari, quali Usa, Russia, Corea del Sud e Giappone.
La guerra informatica ed elettronica costituirebbe il vero e proprio attacco preventivo stile Pearl Harbour sferrato contro l’avversario e i bersagli non sarebbero solo militari: nel mirino ci sono le reti di comunicazioni, le infrastrutture di distribuzione dell’energia, il sistema finanziario e bancario. Uno scenario già descritto da tanti autori di tecno-thriller, ma la realtà è probabilmente ancora peggiore. Perché se le reti informatiche militari sono protette, ridondanti, indipendenti (il Pentagono usa oltre 5 milioni di computer e 100.000 reti in 65 Paesi) quelle civili sono molto meno sicure.
La Cina poi utilizza i suoi hacker anche a fini di spionaggio: vere e proprie competizioni vengono indette regolarmente per selezionare i giovani più dotati e questi vengono poi convogliati presso società di copertura che cercano di ottenere illegalmente un po’ di tutto, comprese informazioni tecniche sui più sofisticati sistemi d’arma occidentali, violando le reti informatiche delle principali società aerospaziali e della difesa, nonché quelle di enti di ricerca scientifica e militari.
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