
Sono iniziate questa mattina le operazioni di montaggio del comignolo sul tetto della Cappella Sistina da dove a partire dal 7 maggio una volta iniziato il Conclave, usciranno le fumate che,dopo ogni votazione, indicheranno l'elezione o meno del nuovo Papa.
La fumata nera indicherà che non è stata raggiunta la maggioranza, mentre la fumata bianca che è stato eletto il nuovo Pontefice. Mercoledì 7 vi sarà una votazione dato che i cardinali entreranno nella Cappella Sistina solo a partire dalle 16.30, mentre dal giorno seguente si procederà con due fumate: una a fine mattinata e una nel tardo pomeriggio. Il cardinale emerito di Sarajevo, Vinko Puljic, assicura che sarà presente nella Cappella Sistina come tutti gli altri. Ho bisogno di aiuto per entrare in Cappella Sistina, ma penso che non ci sia problema”, ha detto smentendo l'ipotesi che avrebbe votato da Casa Santa Marta a causa delle sue fragili condizioni di salute.
Oggi, giorno in cui inizia anche il Giubileo dei lavoratori, sono riprese le Congregazioni dei cardinali in vista del Conclave e, proprio mentre diversi cardinali entravano in Vaticano, un prete canadese li ha intimati: “Non eleggete un modernista come Bergoglio” ed è stato fermato dalla polizia. "Votate Sarah, no ad un Francesco II", ha detto padre Carlo, sacerdote che arriva dal Québec. "Capisco che la chiesa si sente messa da parte però ci sono cose che non si possono fare: no ai compromessi. Non voglio un Francesco II . Voglio Sarah ", ha detto il sacerdote canadese. I cardinali, infatti, continuano a esser divisi tra progressisti, ossia quelli nominati da Bergoglio che vogliono continuare sulla strada delle riforme, e i tradizionalisti desiderosi di tornare a un'ortodossia più rigorosa come fu con i Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Papa Francesco ha riformato il Vaticano coadiuvato da nove cardinali di tutti i continenti (tra di loro Pietro Parolin, segretario di Stato), e ha rivitalizzato il Sinodo dei vescovi, un'istituzione affidata al cardinale maltese Mario Grech. E la grande differenza tra le due correnti è tra chi predilige la sinodalità, ossia un luogo partecipativo, dove affrontare temi come il ruolo delle donne, l'inclusione delle persone gay e la riforma del celibato sacerdotale, e chi vuole tornare a una Chiesa più tradizionale e legata all'ortodossia dottrinale. Tra i progressisti spiccano l'arcivescovo di Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, favorevole all'ordinazione di donne e ai matrimonio gay, e il tedesco Reinhard Marx, cardinale tedesco che aprirebbe ai sacerdoti sposati, ma anche il cardinale brasiliano Jaime Spengler ha auspicato una maggiore accoglienza nella Chiesa. Il tedesco Gerhard Müller, invece, ha avvertito che potrebbe esservi uno scisma se dovesse essere eletto un papa troppo liberale come Francesco, favorevole alla comunione per i divorziati risposati e la benedizione delle coppie dello stesso sesso, mentre lo statunitense Raymond Burke ha presentato "dubia" al papa riguardo a questioni dottrinali e pastorali.
Intanto c'è imbarazzo per la presenza del cardinale Juan Luis Cipriani alle Congregazioni Generali. "È un problema che i cardinali conoscono bene, ma non è elettore. Quindi resterà fuori", ha spiegato il cardinale Gregorio Rosa Chavez (che non è tra i cardinali elettori). Secondo il porporato è importante "ascoltare Dio" e, alle volte, nella Chiesa, "questo è mancato", ma poi è arrivato "Papa Francesco". E ha aggiunto: "Credo che siamo vicini. Entreremo nella Sistina con le idee chiare". Anche il cardinale Fernando Filoni non ha dubbi: "Ce la faremo come si è sempre fatto". E ha aggiunto: "Il Papa deve assicurare l'unità di tutta la Chiesa". "Il clima in questi giorni pre-Conclave? Sempre buono tra noi", ha commentato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, uscendo dalla Congregazione dei cardinali in Vaticano. "Nelle congregazioni generali non c'è polarizzazione ma tensione sì, ha detto all'uscita della riunione odierna del pre-conclave del cardinale, Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo colombiano, ultraottantenne e quindi non elettore.
Nel corso della riunione di questa mattina, dove erano presenti più di 180 cardinali di cui più di 120 gli elettori, sono stati trattati vari temi: l'evangelizzazione, la necessità di comunicare il Vangelo ai giovani, la testimonianza delle Chiese Orientali, ma anche il tema degli abusi nella Chiesa. Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, durante la conferenza stampa con i giornalisti, ha smentito le voci su un malore che ieri avrebbe avuto il cardinal Pietro Parolin e ha aggiunto: "Non si è verificato nessun intervento di medici e infermieri". Bruni ha poi spiegato che mancano ancora "quattro cardinali" elettori, mentre il cardinale Antonio Canizares (arcivescovo emerito di Valencia, ndr) e il cardinale John Njue (arcivescovo emerito di Nairobi) sono i porporati che non saranno presenti nella Cappella Sistina per il conclave per motivi di salute. "Non tutti i paesi godono della stessa qualità degli uffici anagrafici", ha osservato il portavoce del Vaticano rispondendo ad una domanda sull'età di cui cardinali africani: il keniano John Njue, che in ogni caso non parteciperà al Conclave per motivi di salute, e Philippe Ouédraogo del Burkina Faso, presente a Roma dopo una modifica anagrafica che lo mantiene sotto gli 80 anni. "Le Congregazioni dei cardinali riprendono domani mattina, sabato 3 ottobre. Non ci sarà riunione domenica, mentre i cardinali si rivedranno lunedì e martedì, se necessario anche al pomeriggio", ha concluso Bruni che, sull'uso della lingua italiana durante il Conclave ha detto: "Credo che tra cardinali ci si possa aiutare", precisando che nella Cappella Sistina non ci saranno interpreti professionisti mentre nelle "congregazioni generali c'è la traduzione simultanea in sei-sette lingue".
Mentre l'inizio del Conclave si avvicina, aumentano le pressioni delle cancellerie di tutto il mondo. La Cina tifa per il Pietro Parolin, segretario di Stato, uno degli artefici dell'accordo segreto del 2018 sul riconoscimento dei vescovi cattolici. Il presidente Donald Trump, invece, non ha fatto mistero do tifare per l'arcivescovo conservatore di New York, Timothy Dolan che lo scorso gennaio ha guidato la preghiera del suo insediamento alla Casa Bianca: "Devo dire che - ha detto - abbiamo un cardinale in un posto chiamato New York che è molto bravo. Vedremo quello che succede". Emmanuel Macron, invece, tifa per il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, aperto al dialogo interreligioso e all'accoglienza dei migranti. La Chiesa tedesca è divisa tra il cardinale conservatore Gerhard Müller, già Prefetto della Dottrina della Fede, e il progressista Reinhard Marx, su cui punta Berlino.
In Italia, i favoriti sono due: Pietro Parolin e il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, vicino alla Comunità di Sant'Egidio e molto ben visto sia dalle opposizioni sia dai moderati. Il governo, invece, finora, sembra volere tenere lontano dalla contesa e non ha fatto trapelare alcuna preferenza.