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La pellicola noir girata sui tetti di cent'anni fa

Svestiti i panni illustri di teatro lirico, il Dal Verme si orientò un po' alla volta verso il nuovo genere d'intrattenimento di massa, il cinema

La pellicola noir girata sui tetti di cent'anni fa

Svestiti i panni illustri di teatro lirico, il Dal Verme si orientò un po' alla volta verso il nuovo genere d'intrattenimento di massa, il cinema. Ne diventò addirittura una delle più celebrate case milanesi a partire dal 1930 quando venne preso in gestione dalla società Suvini e Zerboni che lo trasformò in un cinematografo vero e proprio. Anche se, come accadeva spesso allora le pellicole venivano quasi sempre abbinate a spettacoli di rivista.

Ma per il Dal Verme l'apertura al cinema fu a 360 gradi. Perché il teatro fu trasformato anche in un set. Nel 1915 il regista danese Alfred Lind vi girò il thriller Il jockey della morte. È uno dei primi noir italiani ed è un film di mistero, amore, circo e numeri acrobatici. Tutte performance che trovarono un luogo ideale in quell'edificio a forma di ferro di cavallo e un passato da circo. La pellicola, di fatto, culmina nella sequenza in cui il protagonista si cimenta in un rischioso numero equestre. Ma rischiose sono anche le fughe e gli inseguimenti dei protagonisti sul tetto del teatro, su un filo sospeso, nei canali, su treni sferraglianti. È forse il film più famoso dell'intera carriera di Lind e uno di quelli in cui il nuovo genere tenta nuove strade all'insegna della spettacolarità e degli appena creati e non ancora diventati effetti speciali. Il protagonista alterna il costume scheletrico dell'eroe mascherato, con i vestiti eleganti del gentiluomo anglosassone.

Il 14 giugno scorso il Dal Verme ha proiettato la vecchia pellicola che lo vede protagonista. Tra le sequenze più interessanti quelle con il pubblico d'allora che segue e incita i protagonisti mentre fanno i loro numeri da brivido sulla pedana centrale.

Un tuffo nella Milano di un secolo fa.

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