Michele Anselmi
da Roma
Alla fine Mario Sesti, uno dei quattro vicedirettori della nascente Festa internazionale del cinema di Roma, s'è tolto un sassolino dalla scarpa esibendo una punta di ironia: «So di darvi una delusione, è terribile ciò che sto per dirvi. Ma io e Marco Müller ci siamo incontrati una settimana fa. Tra noi c'è una collaborazione perfetta». Müller è in volo, quindi non rintracciabile, ma il riferimento appare chiaro: tutto risolto, nessuna rivalità con Venezia, filiamo d'amore e d'accordo, tanto è vero che anche il presidente della Biennale è entrato nel Comitato di fondazione. Intervistato dal Giornale il 9 dicembre, Davide Croff aveva avvertito: «La mia partecipazione al più volte richiamato Comitato sarà subordinata ad un'attenta valutazione dei suoi scopi, dei partecipanti e soprattutto dell'assenza di qualsiasi conflitto di interessi». Ora il suo nome figura nell'autorevole consesso, sicché, con l'eccezione del malizioso Nick Vivarelli di Variety, nessuno ha più riproposto il tema del «cannibalismo» tra i due festival.
Presentazione sontuosa, quella al Campidoglio nel primo pomeriggio di ieri: sala consiliare zeppa in ogni ordine di posti, in un rincorrersi di facce note, artistiche e istituzionali. Tra i tanti, Scola, Gregoretti, Maselli, Placido (rasato a zero per esigenze di scena), Cristina Comencini, perfino Tinto Brass, uno che ai festival non l'invitano mai; più amministratori locali, produttori, dirigenti ministeriali, rappresentanti delle case hollywoodiane e i due Letta, padre e figlio. Clima, insomma, delle grandi occasioni. La prima edizione della Festa si svolgerà dal 13 al 21 ottobre 2006, esattamente un mese dopo la chiusura della Mostra veneziana; ma intanto la gigantesca macchina promozionale, pilotata dal diessino Goffredo Bettini per conto dell'Auditorium, s'è messa in moto. I soldi ci sono, e tanti (oltre 9 milioni di euro, forniti da Comune, Provincia, Regione, più Camera di commercio e Bnl), altri partner stanno aggiungendosi, e la dimensione rock dell'evento, per dirla con Celentano, sta facendo il resto. Facile per Veltroni, il più amato dai cinematografari, strappare l'applauso ricordando che «la Festa sarà un omaggio al cinema e, insieme, un grande investimento su una delle risorse economiche della città». La parola d'ordine: «Il cinema, una delle buone ragioni per vivere».
Ma quale cinema? Naturalmente il direttore Giorgio Gosetti (affiancato da Sesti, Piera Detassis, Teresa Cavina e Luca Giannelli) non poteva entrare nel merito dei film. Troppo presto. E però risulta che almeno quattro titoli italiani potrebbero volentieri prendere la strada di Roma, snobbando il Lido, anche per motivi d'uscita: da N. di Virzì a Lezioni di volo dell' Archibugi, da Mio fratello è figlio unico di Luchetti a La sconosciuta di Tornatore. Vedremo. Ieri gli organizzatori si sono limitati a mostrare uno spot con le star Mezzogiorno e Bellucci in veste di testimonial, riconfermando la struttura dell'iniziativa. Cinque le sezioni principali, e cioè Première (sette anteprime europee o internazionali più due sorprese), Concorso (14 opere inedite di emergenti), Il lavoro dell'attore (omaggi, incontri e workshop), Extra (nuovi linguaggi) e Alice nella città (per bambini e adolescenti). L'idea, avrete capito, è di coinvolgere l'intera città, in una chiave di festa metropolitana che si snoderà tra l'Auditorium, via Veneto, piazza del Popolo, Casa del cinema, eccetera. «Una città dell'immaginario cinéphile», gongola la locandina, non senza ricordare però che la kermesse, in termini di spettatori, punta ai grandi numeri, stile Massenzio. In tal senso va anche la giuria popolare, che sarà formata da cinquanta «buoni spettatori» reclutati con cura e coordinati da una figura carismatica, forse Bertolucci.
«Roma è amica di Venezia, non hanno niente da temere da noi», ha ribadito infine Bettini.
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