Cinema, game, musica: il 3D porta ad abbattere gli steccati

Ci attende un futuro tutto in 3D? Può essere, anche se di tecnologie date per sicure vincenti e abbandonate è piena la storia degli ultimi decenni, basti pensare ai supporti dell’industria musicale.
Ieri, presso il Museo della Permanente di Milano, la Sony, colosso dell’intrattenimento, ha messo in fila tutto il 3D prossimo venturo, e in parte già sul mercato. Cinema, home video, game. Pronti, via. Occhialini inforcati e visione del film d’animazione Monster House: quando s’incrina il vetro di una finestra viene da toccarsi le lenti per verificare se siano ancora integre. Rapido cambio di occhialini e nella sala attigua c’è il pianista Lang Lang in concerto. Sembra di poter toccare la tastiera. Altro rapido cambio di occhialini ed eccoci in campo, ad assistere alla finale di Sudafrica 2010. Fuga dell’olandese Robben verso la porta, uscita del portiere spagnolo e tiro che si perde... fra le nostre gambe. Ultimo cambio di occhialini, e ci troviamo alla guida di un’automobile sportiva lanciata a tutta velocità in uno scenario apocalittico. L’effetto è così realistico da mettere perfino un po’ d’ansia. Infine l’ultima novità. Finalmente via occhialini e telecomandi, con un controller in pugno è possibile tirare con l’arco in mezzo a un rilassante prato. Sembra il Nintendo Ds, ma grazie a una telecamera che rileva il movimento preciso, l’angolo e la posizione nello spazio tridimensionale del sensore, gli utenti possono muoversi come se fossero all’interno del gioco.
La prima impressione, forse dettata dall’abbuffata di 3D, è che si vada dritti verso la confluenza in un unico supergenere di intrattenimento totale: non ha molto senso distinguere il film dal gioco, tanto meno a livello puramente visivo. Anzi, forse in un universo dominato dal 3D non ha più senso il film come oggi lo conosciamo. Rubo una citazione al filosofo Giulio Giorello che fotografa il cambiamento: un’esperienza a due dimensioni comporta uno spettatore passivo; un’esperienza tridimensionale comporta che lo spettatore, letteralmente calato nello spettacolo, prima o poi voglia prendere parte all’azione. Indicativo, comunque, anche lo spazio riservato ai videogame nell’evento milanese: letteralmente schiacciante rispetto al resto dell’esposizione. Ed è inutile aggiungere dove fossero le code più lunghe. Dunque è inevitabile che vada così? Può darsi. Ma non è detto.
Infatti la seconda impressione è che il 3D (fatta eccezione per la versione no-occhialini) sia più adatto a una fruizione individuale e non collettiva. A ciascuno i suoi occhialini.

A ciascuno il suo Home Video (sale cinematografiche e concertistiche, addio). A ciascuno la sua partita. Ogni giocatore al centro del proprio mondo. Detto da profano del 3D, ma da consumatore abituale di videogiochi: alla lunga non sarà un po’ noioso?

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