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Da Winslet a Johansson ora le grandi star si trasformano in registe

Dopo la pioniera da Oscar, Kathryn Bigelow, dietro la telecamera ci sono sempre più donne

Da Winslet a Johansson ora le grandi star si trasformano in registe
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da Los Angeles

C'era una volta Hollywood, con un bel volto - femminile o ancora meglio maschile - davanti alla cinepresa e, dietro, a dirigere, un uomo: Francis Ford Coppola, Alfred Hitchcock, Steven Spielberg, James Cameron.

Oggi qualcosa sta cambiando e dietro alle formule spesso solo retoriche del politicamente corretto e della parità di rappresentazione di genere, si inizia a intravvedere un fermento reale, a cominciare dalle attrici che sempre di più si cimentano alla regia. "Chi lo avrebbe detto che a 50 mi sarei messa a dirigere un film", dice Kate Winslet che ha portato il suo debutto alla regia su Netflix, per Natale, con Goodbye June.

Dopo decenni di carriera costellati da ruoli memorabili, Winslet ha infatti deciso di dirigere, produrre e interpretare un film che esplora con delicatezza e profondità le dinamiche familiari alla vigilia di un Natale segnato dalla malattia terminale della madre, interpretata da Helen Mirren. Il film, scritto da Joe Anders, figlio ventunenne di Winslet e del regista Sam Mendes, affronta temi universali come l'elaborazione del lutto, il senso di colpa e la riconciliazione tra fratelli, in una narrazione che privilegia l'esperienza interiore dei personaggi rispetto a facili sentimentalismi. Goodbye June si inserisce in un momento in cui la star britannica sottolinea pubblicamente le difficoltà che le donne incontrano nel cinema, dalla raccolta fondi, al costante bisogno di dimostrare la propria competenza, evidenziando come spesso si debba lottare due volte per ottenere le stesse opportunità dei colleghi maschi. "Helen Mirren aveva una regola dice l'attrice premio Oscar, ora regista non recitare mai nei panni di una malata di Alzheimer o di cancro. Ha rotto la regola e ha detto di averlo fatto per aiutare le donne in un campo, quello della regia, che è ancora a netta predominanza maschile".

La notte degli Oscar lo dimostra: in quasi cento edizioni del premio cinematografico più importante solo tre donne hanno vinto la statuetta alla regia: la prima nel 2010, Kathryn Bigelow per The Hurt Locker. Poi si sono dovuti attendere altri 11 anni prima che, nel 2021, Chloé Zhao vincesse per Nomadland. L'anno dopo è stata la volta di Jane Campion per The Power of the Dog.

Il divario, insomma, è ancora importante, ma qualcosa si sta muovendo. Kristen Stewart, già affermata attrice di film come Twilight e Spencer, lo scorso maggio ha ottenuto una standing ovation al Festival di Cannes per The Chronology of Water, il suo primo film da regista. Adattamento del memoir autobiografico di Lidia Yuknavitch, il film è un'opera audace e profondamente intima che esplora traumi, dipendenze e la riscrittura di sé attraverso l'arte.

La Stewart porta sullo schermo una storia complessa e frammentata, che attraversa violenze, identità di genere, amore e ricerca di salvezza personale e mette al centro l'esperienza soggettiva di una donna. "È una storia importante perché permette alle donne di dire qualcosa e farlo con una voce prettamente femminile dice la Stewart questo è un film che spiega che è ok essere emotivi e che può anche essere divertente provare rabbia quando poi quel sentimento lo riesci a trasformare in qualcosa di produttivo".

Sempre al Festival di Cannes, Scarlett Johansson aveva presentato Eleanor the Great, anche per lei un esordio alla regia. La Johansson si è cimentata in una commedia drammatica che racconta di una donna novantenne alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo la perdita dell'amica più cara. Johansson ha voluto portare in primo piano un personaggio femminile anziano una categoria spesso marginalizzata nelle grandi produzioni esplorando temi come la solitudine, l'amicizia e l'identità sociale, con uno sguardo empatico e rispettoso.

"Viviamo in un'epoca in cui l'empatia non è considerata un grande pregio ha detto la Johansson Per questo ritengo che noi donne abbiamo un compito importante, ovvero quello di far tornare di moda parole come perdono e rispetto".

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