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Colazione da Tiffany, quelle assurde accuse di razzismo sul film con Audrey Hepburn

Sebbene sia considerato un classico, il film con Audrey Hepburn è finito al centro di alcune proteste a causa del politicamente corretto che lo accusa di essere un film razzista e problematico

Colazione da Tiffany, quelle assurde accuse di razzismo sul film con Audrey Hepburn

Colazione da Tiffany è l'iconico film con Audrey Hepburn tratto dal romanzo di Truman Capote, che va in onda questa sera alle 21.10 su TwentySeven (canale 27). Uscito nel 1961, Colazione da Tiffany è diventato uno dei film più famosi del Novecento, tanto che la Hepburn, con la lunga sigaretta tra le dite, è diventata simbolo d'alta moda e stile, un immaginario che è vivo ancora oggi.

Colazione da Tiffany, la trama

Holly Golightly (Audrey Hepburn) è una ragazza bella e affascinante che, apparentemente, ha una vita splendida, tra party e amici che cercano di attirare la sua attenzione. Ogni mattina la ragazza fa colazione fuori dal negozio di Tiffany e, nel frattempo, guadagna del denaro smistando messaggi in codice per Sally Tomato, un mafioso di New York costretto dietro le sbarre di una prigione. Questa routine viene spezzata quando nella sua vita entra il suo vicino di casa, Paul Varjak (George Peppard), uno scrittore mantenuto da una facoltosa signora che lo paga in cambio di rapporti. Holly e Paul sono due creature figlie dello stesso sistema, che utilizzano il loro aspetto per cavarsela nel mondo vero e che sono costretti a nascondersi proprio dietro quella maschera. Holly ben presto comincia a notare in Paul una somiglianza con suo fratello e inizia a chiamarlo Fred, mentre lo invita alle sue feste. L'amicizia tra i due rischia di divampare come un forte sentimento, ma Holly è spaventata da quello che prova e dalla possibilità di amare un uomo squattrinato, che non le permetterebbe di liberarsi dall'ombra del suo passato che la segue come una seconda pelle.

Le assurde accuso di razzismo al film

Colazione da Tiffany è un film che ha molti aspetti positivi: non solo il glamour e la bellezza dei suoi interpreti, ma anche la capacità di creare qualcosa di reale nell'immaginario collettivo o la canzone Moon River, che è diventata davvero un classico senza tempo. Nonostante questo il film è stato molto spesso al centro di polemiche scatenate dal politicamente corretto. L'accusa sarebbe quella di essere un film razzista, soprattutto per quanto riguarda il vicino di casa di Holly. Interpretato dall'attore comico Mickey Rooney, il personaggio di Mr. Yunioshi è un uomo facile all'ira, spesso goffo e sciocco. Addirittura, come si legge sull'Evening Standard, secondo alcuni paladini del politically correct il personaggio sarebbe un costrutto narrativo che serviva al pubblico statunitense per trovare uno sfogo per un sentimento anti-giapponese, legato agli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Una lettura alquanto intensa per un film dove il personaggio di Yunioshi ha un ruolo che dire marginare sarebbe un eufemismo.

Si tratta della nuova deriva del politicamente corretto, che ormai filtra la realtà senza alcun senso critico o capacità di discernimento, ma che tende ad appiattire tutto per non correre il rischio di offendere nessuno. Sembra che ormai l'opinione pubblica non sia più in grado di discernere la realtà dalla finzione e, nemmeno, di contestualizzare un'opera. Il mondo del cinema si è evoluto ed è cambiato, così come la società: guardare un film di inizio anni Sessanta con la pretesa di "aggiustarlo" secondo l'ottica attuale vuol dire avere un pregiudizio nello sguardo ed essere incapaci di inserire un'opera nell'epoca in cui è stata realizzata. Colazione da Tiffany è un film iconico, che è diventato cult non per la presenza di un personaggio secondario che finisce presto nel dimenticatoio, ma per la storia ereditata da Capote e rivestita per essere portata sul grande schermo.

Come racconta il New York Post, queste derive hanno fatto sì che nel 2008 una proiezione del film a Sacramento sia addirittura stata sostituita dalla proiezione del film Ratatouille, alla fine di una lunga protesta con tanto di petizioni per boicottare il film. Un'altra petizione è stata lanciata da Ursula Liang, documentarista che viveva nel Bronx, per fermare la proiezione di Colazione da Tiffany che avrebbe dovuto avere luogo al Bridge Park di Dumbo.

Sono posizioni, queste, che non invitano né al dialogo né alla comprensione di punti di vista diversi, ma che rappresentano i tanti rischi della cancel culture che appiattisce la capacità degli spettatori di discernere da sé quello che vedono e il modo in cui rapportarcisi.

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