Cinema

"Il colore viola", un musical che insegna a vedere la luce nel buio

La cupezza della storia narrata viene attutita dal focus sui valori veri, in un film a tratti divertente, sicuramente toccante e confortante. Performance straordinarie e messaggio senza tempo

"Il colore viola", un musical che insegna a vedere la luce nel buio

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Il colore viola, il film di Blitz Bazawule in uscita l’8 Febbraio, è il racconto del viaggio decennale di una donna verso l'indipendenza. La storia è quella di un’afroamericana, nata nella Georgia segregazionista del primo Novecento, e approdata all’emancipazione attraverso un percorso fatto di violenza e miseria. L’omonimo libro, pubblicato nel 1982 e vincitore del Premio Pulitzer, è un classico della letteratura americana ed è già stato portato al cinema nel 1985 da Steven Spielberg e poi trasformato, nel 2005, in un musical di Broadway voluto da Oprah Winfrey.

Tra i produttori del nuovo Il colore viola figurano proprio Oprah Winfrey e Steven Spielberg, ma sia subito chiaro che non si tratta né di un nuovo adattamento del libro né di un remake del film dell’85, bensì della versione cinematografica del musical. La narrazione abbraccia circa quarant'anni, a partire dal 1909. Celie (Phylicia Pearl Mpasi all'inizio e Fantasia Barrino da adulta) e Nettie (Halle Bailey) sono sorelle e vivono con il padre (Deon Cole). L’uomo abusa spesso di Celie e ha avuto due bambini da lei che le ha poi prontamente sottratto. Poco tempo dopo il genitore la fa sposare con un vedovo che si fa chiamare Mister (Colman Domingo). Celie da lui subisce ancora più angherie e soprusi. Passata da un padre incestuoso a un marito violento, la protagonista sopravvive a un quotidiano di sofferenze grazie all’incontro e al sostegno di due donne risolute e ribelli, Sofia (Danielle Brooks) e la cantante Shug Avery (Taraji P. Henson).

Saga e racconto intimo insieme, Il colore viola è un film pieno di luce nonostante parli di tante forme di oscurità contro cui ci si può trovare a lottare nella vita. L’eleganza visiva e le prorompenti sequenze di canto e ballo rendono temi altrimenti respingenti molto più appetibili da fruire per gli spettatori di oggi. L’accento è infatti su quel che resta di buono anche nei momenti atroci, ovvero ancora moltissimo, in primis la speranza.

Ci sono alcune sequenze d’innegabile intensità emotiva, altre segnate da un bel po’ di retorica e da una messa in scena accademica, ma nel complesso siamo di fronte a un omaggio pieno di sentimento nei confronti delle donne libere che liberano altre donne. Alcune persone fanno la differenza in esistenze vicine alla loro perché hanno la caratteristica, rara ed esemplare, di rifiutare le ingiustizie in senso lato, che si tratti di razzismo, di abuso di potere maschile o di altre aberrazioni (spesso normalizzate) di matrice sociale o politica.

Aggiornato ai gusti del pubblico contemporaneo e lungi dal banalizzare la gravità di crimini come l’incesto o lo stupro, il musical opta per il colore e l’ottimismo; questo fa sì che non sia trasmesso pienamente il dolore della protagonista ma si dia spazio, in un paio di sequenze sognanti, ai pensieri cui si aggrappa per continuare a tenere duro nella triste realtà. La sorellanza, la guarigione, l'amor proprio. Queste sono le pietre preziose che vengono trovate nel fango, lungo il tragitto, da Celie. Il colore viola ha dentro il caleidoscopio dell’esistenza, è un’opera edificante che insegna ad alzare la testa, a sapere che non si è mai soli e a perdonare.

Una curiosità: Whoopi Goldberg, che interpretava Celie nella versione di Spielberg, compare qui in un piccolo cameo come ostetrica.

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