Cinema

Comandante, un film sull'"umanità del mare". Pierfrancesco Favino apre Venezia 80

Comandante è il film di Edoardo De Angelis scelto come film d'apertura dell'80a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, guidato da uno straordinario Pierfrancesco Favino

Comandante, un film sull'umanità del mare. Pierfrancesco Favino apre Venezia 80

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Comandante, un film sull'umanità del mare. Pierfrancesco Favino apre Venezia 80

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Tratto da una storia e scelto come film d'apertura del Festival di Venezia, dopo il ritiro di Challengers di Luca Guadagnuno, Comandante è il film diretto da Edoardo De Angelis e guidato da un sempre straordinario Pierfrancesco Favino, che dimostra ancora una volta che non ci sono sfide troppo ardue per la sua arte istrionica. La storia ruota intorno a Salvatore Todaro (Favino), comandante del sommergibile denominato Cappellini, punta di diamante della Regia Marina. Todaro è un comandante che ha a cuore il suo equipaggio e che vuole che i suoi sottoposti siano pronti a tutto: ecco perché, ad esempio, richiede che ogni marinaio abbia con sé anche un coltello per affrontare un improbabile combattimento corpo a corpo. La vicenda di Todaro ha fatto la storia quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, ingaggia una battaglia contro un mercantile belga: ciò che fa di questo Comandante una leggenda fu la sua decisione di salvare i naufraghi belgi che i suoi stessi cannoni avevano gettato in mare.

Comandante, un film sull'umanità del mare

Edoardo De Angelis, dunque, porta al Lido di Venezia una pellicola che potrebbe essere il teatro perfetto per lambire l'attezione dello spettatore con azione e roboanti esplosioni. Il regista, però, sceglie di non battere la strada più facile e trasforma questa pagina di storia italiana in un viaggio quasi onorico nell'intimità di uomini che partono per la guerra, consapevoli che ogni respiro può essere l'ultimo, e che la morte è solo un'altra compagna di viaggio che nuota al loro fianco, nelle acque sempre più fredde e profonde del mare. Comandante non è né un film d'azione né un film biografico in senso stretto. Si potrebbe quasi definire una poesia in movimento, uno sguardo intimo e mai banale su un comandante della Marina che vive il mare non come un lavoro, ma quasi come una vera ossessione, come il pericoloso eppure familiare canto di una sirena che non si può fare a meno di ascoltare, anche quando è noto che sarà proprio quel canto a condurti nell'abisso senza fine della morte. Non è un caso, dunque, se Edoardo De Angelis riesce, in modo quasi inaspettato, ad accostare la figura di Todaro a quella di Sisifo, condannato a ripetere sempre la stessa azione, anche quando essa diventa deleteria. Perché non c'è via di scampo a un destino che non è scritto nelle proverbiali stellee, ma affonda in un mare nero e irto di pericoli, dove la differenza la fa il coraggio ma anche l'umanità di un semplice uomo.

In Comandante è proprio l'umanità a essere messa sotto il microscopio: un'umanità che si lascia annientare dalla guerra, che a tratti cerca la guerra, ma che rimane fedele alla propria natura. Ed è un concetto sul quale torna spesso anche il personaggio di Favino: il suo insistere non sull'essere soldati della Regia Marina, ma quella di essere piuttosto uomini di mare, creature a metà strada, che appartengono all'umanità ma anche al mare, che rispondono a regole personali che, a terra, sarebbero difficili da spiegare. E proprio il ritratto di questi "uomini straordinari" è forse l'aspetto più interessante di tutto il film, che gioca e vira sulle tonalità del grigio e dell'azzurro freddissimo, per sottolineare tanto la solitudine quanto la resistenza, la capacità di affrontare anche sfide e pericoli altrimenti impensabili. Pur peccando di una certa dose di lentezza - soprattutto nei frammenti che riguardano la vita "personale" del Comandante che dà il titolo al film - la pellicola riesce a sorprendere per la sua innata eleganza, per quella retorica che non stanca mai e che afferra saldamente la coscienza di chi è seduto in poltrona, rendendolo partecipe di quanto avviene sul grande schermo.

Edoardo De Angelis confeziona un film solido con la sicurezza di chi sa di avere qualcosa da dire: non un film perfetto, che pecca di un eccesso di retorica in alcuni punti, ma di certo un film che non sarà dimenticato o che passerà inosservato, anche per i molti richiami all'attualità e alle storie di coloro che sono costretti ad affrontare il mare senza una medaglia in petto, ma con la sola disperazione a far forza ai loro remi.

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