Cinema

Mary Poppins ritenuta inappropriata e razzista

Il classico per l’infanzia non è più un film per tutti in Regno Unito. Il motivo? Una parolina ritenuta “inappropriata” e “razzista”

Mary Poppins ritenuta inappropriata e razzista

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Si salvi chi può. L’influenza della religione woke sta arrecando parecchi danni all’arte in tutte le sue forme, nonché al buonsenso. Tra romanzi ritoccati per gli iper-sensibili e le opere a rischio censura, il cinema non se la passa meglio. L’ultima vittima della furia politicamente corretta è “Mary Poppins”, il classico per l’infanzia con Julie Andrews conosciuto e amato in tutto il mondo. Ebbene, il lungometraggio targato Walt Disney non è più un film per tutti. Il motivo? Il linguaggio è discriminatorio.

Non è uno scherzo, purtroppo. La British Board of Film Classification, l'organo che si occupa di valutare i film in base al loro impatto sui più giovani, ha deciso di alzare il livello di guardia per “Mary Poppins” a sessant’anni dalla sua uscita nelle sale. Per la precisione, è passato dall’essere qualificato U a PG (visione da parte dei bambini consigliata con la presenza dei genitori). In altri termini, più vicini al "nostro sistema", la classificazione è passata da "film per tutti" a "film per minori di 12 anni ma solo se accompagnati da una persona adulta". Ma l’aspetto assurdo riguarda la parolina ritenuta “inappropriata” e persino “razzista”.

Parliamo del termine “Ottentotti”, utilizzato in riferimento ai KhoeKhoe, i pastori nomadi sudafricani. Nel film, l’ammiraglio Boom interpretato da Reginald Owen, utilizza quella parolina per definire gli spazzacamini con il viso scuro di fuliggine. Interpellato dal Daily Mail, un portavoce del BBFC ha spiegato: "Abbiamo capito dalle nostre ricerche sul razzismo e sulla discriminazione che una preoccupazione chiave per i genitori è il potenziale di esporre i bambini a linguaggio o comportamenti discriminatori che potrebbero trovarsi angosciati nel ripetere senza rendersi conto parole dall'alto potenziale offensivo".

L’ennesima follia in nome dei risvegliati ha scatenato un dibattito rovente sui social network. Diversi utenti hanno sottolineato l’incoerenza tra la decisione draconiana su “Mary Poppins” e il dilagare di contenuti pro-Lgbt dedicati ai più piccoli, senza dimenticare l’inconsistenza degli addebiti nei confronti del film diretto da Robert Stevenson e premiato con cinque premi Oscar. Se basta una parola – tutt’altro che razzista – per penalizzare un classico per l’infanzia, è questione di tempo per il 99 per cento dei lungometraggi realizzati dalla nascita della settima arte. Ma a spaventare è soprattutto cosa sarà di questa pazzia: presto potrebbero finire nel mirino dei poliziotti del politically correct maestri controversi come Quentin Tarantino, Clint Eastwood e Lars von Trier o ancora potrebbero essere ritirati dal mercato e dalle piattaforme i film considerati poco rispettosi di questa o quella minoranza.

Ribadiamo: si salvi chi può.

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