Cinema

La fabbrica di cioccolato, cosa sta succedendo con le opere di Roald Dahl?

La fabbrica di cioccolato, insieme ad altri capolavori di Roald Dahl, è al centro di una folle e insindacabile opera di censura

La fabbrica di cioccolato, cosa sta succedendo con le opere di Roald Dahl?

Era il 1964 quando Roald Dahl diede alle stampe il suo romanzo La fabbrica di cioccolato, una storia su un geniale cioccolataio e un bambino privo di mezzi ma pieno di buoni sentimenti. In breve tempo l'opera dello scrittore britannico catturò l'attenzione di Hollywood che decise di portare la storia sul grande schermo nel 1971 con Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, con Gene Wilder nei panni dell'industriale del titolo. Nel 2005 fu invece Tim Burton a portare al cinema la storia di Dahl ed è questa trasposizione che va in onda questa sera alle 21.10 su TwentySeven (canale 27).

La fabbrica di cioccolato, la trama

Charlie (Freddie Highmore) è un bambino molto povero, che vive coi genitori e i nonni in una casa storta, che lascia intravedere tutte le ristrettezze economiche in cui la famiglia è costretta a vivere. Nonostante la vita difficile, però, Charlie è un ragazzino buono, che guarda al mondo con uno sguardo ancora pieno di meraviglia e gentilezza. La sua vita cambia quando il folle e geniale inventore Willy Wonka (Johnny Depp) decide di indire un concorso: nasconderà cinque biglietti in cinque tavolette di cioccolato Wonka. I cinque consumatori che troveranno i biglietti avranno il permesso di fare un tour all'interno della fabbrica e tra loro ci sarà qualcuno che avrà l'occasione di diventare erede dell'impero Wonka. Charlie, che non ha possibilità di comprare tante tavolette, non ha molte speranze di vincere. Eppure l'ultimo dei cinque biglietti d'oro capita proprio tra le sue mani. È così che il bambino, in compagnia del nonno (David Kelly), si avventura dentro la fabbrica di cioccolato più famosa al mondo, senza sapere bene cosa aspettarsi.

Roald Dahl e la follia del politicamente corretto

La fabbrica di cioccolato è una storia che ha accompagnato molte generazioni, invogliando alla letteratura un pubblico molto vasto di giovani lettori, che hanno sognato insieme al piccolo Charlie. Allo stesso modo, anche molti spettatori cinematografici si sono avvicinati e affezionati alla storia nata dalla mente di Roald Dahl, creando un immaginario collettivo che ha fornito un terreno fertile per la condivisione. Ora, però, anche lo scrittore britannico è caduto suo malgrado nella trappola del politicamente corretto, una trappola da cui non lo ha difeso nemmeno la morte. Come è avvenuto anche in ambito cinematografico - basti pensare, ad esempio, a titoli come Via col Vento e Colazione da Tiffany - la corsa al politically correct ha innescato una sorta di cancel culture, in cui si tende a cancellare e modificare tutto ciò che non è in linea con un pensiero dominate che porta all'appiattimento di giudizio e alla de-contestualizzazione delle opere.

Lo scandalo legato a Roald Dahl è nato quando il Telegraph ha condiviso la notizia che l'opera dello scrittore britannico sarebbe stata sottoposta a numerosi cambiamenti da parte della Puffin Books, marchio della Penguin Random House, che avrebbe riscritto interi passaggi all'interno dei vari libri. Grazie all'utilizzo dei sensitivity readers, il cui scopo è quello di trovare delle problematicità all'interno delle opere destinate ai più piccoli, la casa editrice ha seguito la folle idea di riscrivere intere parti di opere per non offendere nessuno. Non si tratta di svecchiare una traduzione, ma di prendere un libro e una storia e cambiarne frasi intere. Non solo vengono eliminati tutti epiteti oggi considerati intollerabili - come grasso, brutto e via dicendo - ma sono state modificate intere frasi. Tra i casi più eclatanti c'è quello destinato al libro Le streghe: in esso il giovane protagonista si prefigge il compito di andare in giro a tirare i capelli alle donne per scoprire le streghe, dal momento che queste sono per loro natura calve. Perciò tutte le donne che portano parrucche sono, per sillogismo, streghe. Nella nuova edizione è stata invece aggiunta ex novo la frase: "Oltretutto, ci sono molte altre ragioni per cui le donne potrebbero portare delle parrucche e di sicuro non c’è niente di sbagliato in questo."

C'è inoltre un passaggio in cui le ragazze vengono descritte come cassiere o segretarie. Nella nuova edizioni, invece, le ragazze sognano tutte di lavorare in ambito scientifico o di essere grandi manager. Vengono cancellati i nomi di autori ritenuti problematici come Kipling e Conrad - accusati di suprematismo bianco - e sostituiti con quelli di Jane Austen o John Steinbeck. La notizia di questi cambiamenti ha naturalmente scioccato tanto le case editrici quanto gli altri autori, che si sono spaventati della facilità con cui la loro opera può essere modificata totalmente dopo la loro morte, senza che loro possano farci niente. Inoltre il New York Times riporta la riflessione del biografo di Roald Dahl, Matthew Dennison, che sottolinea come l'autore britannico avesse spesso problemi con i suoi editori e di come non sopportasse l'idea che qualcuno potesse toccare o modificare il suo lavoro.

Questa folle scelta della casa editrice è stata accusata da tutte le parti e l'intento di rendere le opere più inclusive ha finito col mostrare i limiti del politicamente corretto: invece di investire su nuovi progetti che possano abbracciare tutte le minoranze, si va ad abbattere il passato. Questo fa sì che i lettori si trovino in una dimensione d'intrattimento dove tutto è gradevole e non esiste conflitto. In questo modo viene meno uno degli scopi principali della letteratura: quello di creare tanto un senso critico verso la realtà quanto costruire il sentimento dell'empatia.

Oggi si ha la pretesa di guardare a un'opera degli anni Sessanta con lo sguardo del nuovo millennio, dimostrando la totale mancanza di saper contestualizzare un'opera, di inserirla nel periodo storico in cui è stata realizzata e il pubblico per cui è stata scritta.

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