Con "Finalement" Claude Lelouch distilla il meglio della sua arte

Il maestro porta al Lido una pellicola piena di (auto)citazioni e riceve il "Cartier Glory to the Filmmaker"

Con "Finalement" Claude Lelouch distilla il meglio della sua arte
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da Venezia

Quasi novant`anni, più di 60 film all`attivo, molti premi, molte mogli, un gusto inesausto per la vita, le sue complicazioni spesso dolorose, l`irrazionalità dei sentimenti, ma sempre e comunque l`idea che alla fine, tirate le somme, è andata meglio di quanto ragionevolmente si sarebbe potuto prevedere. Claude Lelouch torna al Lido, fuori concorso, con Finalement, «Alla fine», appunto, in cui riassume sé stesso e il proprio cinema, incanta il pubblico con una di quelle commedie sentimental-musicali come non se ne fanno più e si porta via un Premio Cartier Glory to the Filmmaker. Cos`altro volere? Del resto, come egli stesso nota sorridendo, «con l`età si rinuncia a molte cose... ma non all`eterna modernità della mostra del Cinema di Venezia».

Avvocato di successo, sposato con un`attrice sulla cresta dell`onda, due figli, amicizie sicure, Lino Massaro (Kad Merad sullo schermo), avverte sempre di più la difficoltà del vivere, la follia stessa del mondo: non sopporta gli altri, non sopporta sé stesso, l`ipocrisia che circonda la vita sociale. Che sia malato veramente, una malattia degenerativa di natura cerebrale, o che si tratti di una forma acuta di depressione, cambia poco: Lino decide di farsi volontariamente da parte, provare a scomparire per potersi reinventare...

Intorno a questo canovaccio, non particolarmente originale, Lelouch costruisce una serie di strepitosi siparietti comico-drammatici, a spasso nel tempo e insieme a spasso nel suo stesso cinema. C`è spazio per Le Mans, le corse automobilistiche e quindi Un uomo, una donna, il nome del protagonista rimanda a quel Lino Ventura cinematografico di Una donna e una canaglia, di cui qui nel film Lino Massaro è appunto il figlio, così come Françoise Fabian, la donna amata da Ventura, recita la parte della madre... Persino l`assunto i fondo di Finalement, ricalca quell`Una vita non basta in cui più di trent`anni fa Jean-Paul Belmondo si fingeva morto per andare in cerca del suo io perduto...

Anche i paesaggi, la Normandia, la Provenza, le città d`arte e un certo cliché parigino fanno parte del suo décor artistico, ne sono un marchio di fabbrica. Il fatto è che nel corso di una carriera tanto lunga quanto non lineare, come appunto è la vita, altalenante fra fortuna e disamore della critica, successo di pubblico e poi tradimento da parte di quello stesso pubblico, Lelouch ha costruito un vero e proprio universo personale in cui le storie si accumulano e fra loro interagiscono, i generi si mischiano e spesso e volentieri vengono scompaginati facendosi beffe delle strutture narrative e temporali classiche. Ogni volta che la storia sembra prendere una strada, ora drammatica, ora ironica, Lelouch si diverte a farle fare testa coda. Come sempre nel suo cinema, anche Finalement ha nella colonna sonora una parte importante, retaggio di tutti quegli "scopitoni", gli antenati dei videoclip, girati da Lelouch da giovane e che si sono in seguito trasformati in un vero e proprio codice d`autore.

Alla fine, come recita appunto il titolo tradotto in italiano, e dopo un tentato suicidio, complice la marea montante del Mont Saint-Michel e una misteriosa, quasi sciamanica remissione, non si sa se temporanea oppure no, della malattia, Lino Massaro tornerà alla

sua vecchia professione, ma dandole, come dire, un significato diverso. Senza illudersi più di tanto, certo, ma consapevole dell`idea che per quanto vada male non bisogna lamentarsi troppo: potrebbe sempre andare peggio...

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