"I migranti? I nuovi eroi". Da Venezia uno schiaffo al buon senso

Parole come "epico", "eroe", "etica" sono state associate dal palco della Mostra del cinema di Venezia ai migranti che violano i confini dell'Europa

"I migranti? I nuovi eroi". Da Venezia uno schiaffo al buon senso
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La Mostra del cinema di Venezia è stata trasformata in un palcoscenico politico. Niente di nuovo rispetto ad altre manifestazioni simili in cui, ormai, il cinema e la sua arte, la capacità di raccontare storie per trasmettere emozioni al pubblico, si sono piegati alla propaganda woke e buonista del solito politicamente corretto. Ed è così che il più importante festival del cinema italiano diventa una passerella per i registi e i soliti nomi, che tentano di sovvertire il sentimento popolare con racconti romanzati e privi di attinenza con la realtà, quella che gli italiani vivono ogni giorno.

In questo clima si scopre che gli eroi di ogni giorno non sono i medici che salvano le vite, gli uomini in divisa che rischiano la propria per quella degli altri, chi si spende per il bene del proprio Paese. No, nella propagandistica visione del regista Matteo Garrone, in concorso con il film "Io, capitano" che ha vinto il Leone d'argento, gli eroi diventano i migranti. "Ho voluto raccontare il viaggio epico dei migranti: loro sono oggi i nuovi eroi, i veri portatori dell'etica", ha detto il regista, elevando una pratica illegale, che sta mettendo in ginocchio un intero Paese, che poi sarebbe il suo, che causa gravi problemi di sicurezza nazionale, a una visione epica. Non solo, nella sua visione del mondo, i migranti sarebbero i portatori dell'etica: ma quale etica? Perché andrebbe fatta chiarezza su un concetto simile, specialmente alla luce dell'incremento della criminalità per mano di stranieri irregolari che raggiungono l'Italia.

La premiazione, più che essere un momento di festeggiamenti, è stato un modo per picconare l'Italia su un tema che divide l'opinione pubblica. Da sinistra prosegue il tentativo di uniformare il pensiero, appiattendolo su una rassegnazione che fa leva su una presunta superiorità morale di una classe culturale che si vorrebbe porre come guida di un intero Paese, annullandone tradizioni e cultura. "Vorrei ricordare che quando c'è la voglia e la necessità di partire, nessuno ti può fermare. Occorre dunque che ci sia la possibilità di dare a noi giovani un visto per viaggiare. Questo è lo strumento per stroncare il traffico degli esseri umani", ha detto Seydou Sarr, il protagonista protagonista senegalese. La soluzione di Garrone? Regalare a tutti il passaporto: "Per sbloccare il traffico di migranti basterebbe dare i passaporti anche a chi vive in Africa".

Un discorso permeato della solita retorica pro-immigrazionista sconnessa da qualunque logica di realtà. Le cronache raccontano di migranti che gettano in mare, o nel deserto, i loro passaporti per arrivare in Italia senza identità. Ed è così che giovani adulti ben oltre la soglia della maggiore età si fanno riconoscere come minorenni.

Che cittadini di Paesi che non hanno diritto ad alcuna protezione internazionale dichiarano di provenire da Paesi che, invece, ricadono all'interno di quell'ombrello. La propaganda no-border, mai come quest'anno, si è impossessata di un evento culturale italiano in nome dell'abbattimento di qualunque identitarismo nazionale.

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