Miseria e nobiltà, tutte le curiosità che (forse) non conosci sul film con Totò

Ecco una lista di curiosità su Miseria e nobiltà, il film con Totò e Sophia Loren che ha creato alcuni dei tormentoni più famosi del cinema italiano

Miseria e nobiltà, tutte le curiosità che (forse) non conosci sul film con Totò

Uscito nel 1954 per la regia di Mario Mattoli, Miseria e nobiltà è il film che va in onda questa sera alle 19.25 su Rai Movie. La pellicola è, senza dubbio, una delle più conosciute e amate tra quelle realizzate da Totò, anche a causa di alcune scene diventate talmente iconiche da venire citate ancora oggi.

Miseria e nobiltà, la trama

Lo scrivano Don Felice Sciosciammocca (Totò) e Don Pasquale (Enzo Turco) sono due squattrinati che vivono alla giornata. Il primo scrivendo lettere e documenti sotto dettatura e l'altro lavorando come fotografo ambulante nei pressi del teatro San Carlo. I guadagni dei due uomini sono talmente miseri che i due sono costretti a vivere insieme, con le rispettive famiglie, in un piccolo appartamento di cui non possono permettersi nemmeno l'affitto. Inoltre il carattere delle rispettive mogli non rende l'atmosfera più distesa. Donna Luisella (Dolores Palumbo), moglie di Don Felice, è una donna dal carattere impossibile, che si diverte a litigare con Concetta (Liana Billi), moglie di Don Pasquale. La vita di questi popolani squattrinati cambia quando arriva il marchesino Eugenio Favetti (Franco Pastorino), amico di Don Pasquale, che chiede ai due uomini di fingersi suoi parenti nobili per vincere la retrosia della famiglia dell'amata Gemma (Sophia Loren) a concedergli la mano della ragazza. Quando arriva il momento di presentarsi da Don Gaetano (Gianni Cavalieri), le cose sembrano procedere per il verso giusto, ma basta una piccola scintilla per rischiare di far saltare tutto in aria.

Tutte le curiosità su Miseria e Nobiltà

La nobiltà di Totò

Nella vita reale Totò fu in qualche modo "ossessionato" dalla nobiltà. Adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri e ottenuto il nome di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Totò combatté a lungo perché anche alla sua famiglia natale venisse riconosciuto un titolo nobiliare.

La storia originale

Il film Miseria e Nobiltà, come si legge su PopCornTV è tratto dall'omonima opera teatrale di Eduardo Scarpetta nel 1887. La trama del film è rimasta molto vicina alla piéce portata sul palcoscenico da colui che fu il padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. L'unica differenza tra film e opera teatrale è la presenza del personaggio di Nadia, interpretata nel film da Franca Faldini, partner di Totò.

L'iconica scena con gli spaghetti

Valeria Moriconi,l'interprete di Puppella, ha dichiarato in un'intervista riportata da IMDB che la scena degli spaghetti fu pressoché completamente improvvisata. Il cast, infatti, fino a quel momento aveva fatto solo prove per la scena che li mostrava avvicinarsi pian piano al piatto di spaghetti, trascinando le sedie. Tuttavia la scena successiva, per come la conosce oggi il pubblico con Totò che salta sul tavolo e tutti i personaggi che afferrano la pasta, non era prevista dalla sceneggiatura di partenza.

La giacca a fuoco!

Sempre durante la scena improvvisata con gli spaghetti, Totò finì col mettersi in tasca un dispositivo che serviva a far "fumare" gli spaghetti per dare l'idea che i pasti fossero molto caldi una volta posati sulla tavola condivisa. Questo dispositivo era molto caldo ed emetteva, appunto, fumo. Quando Totò lo mise in tasca per sbaglio finì col far prendere fuoco alla sua giacca, al punto che si dovettero interrompere le riprese.

Scrivere delle lettere

Un'altra scena cardine di Miseria e Nobiltà è quella in cui Felice Sciosciammocca, il personaggio interpretato da Totò, deve scrivere una lettera dettata da un uomo analfabeta.

Due anni dopo Totò è il protagonista del film Totò, Peppino e la Malafemmina: anche in questa piccola c'è una scena dedicata a una lettera dettata, ma in questo è il personaggio di Totò che detta una lettera al fratello Peppino (Peppino De Filippo). In entrambi i casi, comunque, la comicità è giocata proprio su vari errori di grammatica.

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