
La scomparsa di Robert Redford ha lasciato un vuoto profondo non solo nel mondo del cinema, ma anche in quello dell’attivismo culturale e ambientale. Attore, regista, produttore e fondatore del Sundance Film Festival, Redford ha costruito nel corso di oltre mezzo secolo un patrimonio complesso, stimato oggi attorno ai 200 milioni di dollari, secondo quanto riportato dalla stampa americana.
Un’eredità fatta non solo di ricchezza materiale, ma di idee, visioni e impegno civile. Un patrimonio distribuito tra immobili di pregio, opere d’arte, diritti cinematografici, investimenti ambientali e fondazioni no-profit che continueranno a vivere anche dopo di lui.
Case da sogno e residenze simboliche
Negli ultimi anni della sua vita, Redford aveva iniziato a vendere alcune delle sue proprietà più iconiche, quasi a voler alleggerire il peso del materiale per lasciare spazio all’essenziale. Nel 2024, ha venduto la tenuta di St. Helena, nel cuore della Napa Valley, per circa 7 milioni di dollari: un rifugio tra vigneti e colline californiane, dove amava trascorrere lunghi periodi lontano dai riflettori. Nello stesso anno ha messo in vendita la casa costiera di Tiburon, nella baia di San Francisco, acquistata solo quattro anni prima, e valutata 4,15 milioni di dollari.
Particolarmente significativo è stato l’addio al suo ranch nello Utah, conosciuto come The Horse Whisperer Ranch, un luogo simbolico legato al celebre film da lui diretto e interpretato. La proprietà, situata a Charleston, era un vero e proprio santuario naturale. Eppure, lo Utah resta al centro della sua eredità. Qui Redford acquistò nel 1969 il Sundance Mountain Resort, salvandolo dalla speculazione edilizia e trasformandolo in un epicentro per l’arte e la sostenibilità. È proprio nello Utah, nei dintorni di Provo, che l’attore ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, accanto alla moglie Sibylle Szaggars, artista e compagna di battaglie ambientaliste.
Altra proprietà chiave è quella di Santa Fe, nel New Mexico, dove ha fondato The Way of the Rain, una fondazione dedicata alla tutela dell’ambiente e alla sensibilizzazione attraverso l’arte.
Il Sundance Film Festival: il cuore culturale della sua eredità
Più di ogni altra cosa, Redford sarà ricordato come il fondatore del Sundance Film Festival, nato nel 1990 e diventato in breve tempo il più importante evento dedicato al cinema indipendente. Attraverso questa piattaforma, ha dato voce a nuove generazioni di registi e a storie spesso escluse dal circuito hollywoodiano. Il suo occhio visionario ha scoperto e lanciato autori come Steven Soderbergh, Quentin Tarantino, Chloé Zhao e Ryan Coogler, contribuendo a cambiare i canoni del cinema contemporaneo. Il Sundance Institute, con sede nello Utah, continuerà a rappresentare uno dei pilastri della sua eredità culturale: un luogo dove il talento può emergere senza compromessi, dove l’arte resta libera e coraggiosa.
Chi erediterà il patrimonio di Redford
Secondo fonti vicine alla famiglia, Redford avrebbe predisposto per tempo una struttura legale solida per garantire la continuità dei suoi progetti. La gestione del patrimonio sarà affidata agli eredi diretti e ai fiduciari delle sue fondazioni, con l’obiettivo di portare avanti tanto le iniziative culturali quanto quelle ambientali. Padre di quattro figli, Redford ha sempre mantenuto un forte legame con la sua famiglia, ma anche con le sue idee. Non è un caso che, più volte, abbia affermato che la sua vera eredità non sarebbero stati i beni, ma i valori. E questi valori oggi sono custoditi nelle istituzioni che ha fondato, nei progetti che ha avviato e nei milioni di persone che ha ispirato.
Una figura che ha superato lo schermo
Due Oscar, un Leone d’Oro alla carriera, decine di premi internazionali e, soprattutto, una carriera fatta di scelte coerenti e coraggiose. Redford ha rappresentato una visione del cinema etico e impegnato, capace di dialogare con le grandi questioni del nostro tempo: l’ambiente, la politica, i diritti civili.
Ha lasciato il mondo con lo stesso stile con cui lo ha attraversato: in silenzio,
con eleganza, senza clamori. Ma la sua voce continuerà a risuonare attraverso i film, i festival, i boschi e le montagne che ha difeso, e soprattutto attraverso quelle idee che, come lui stesso ha detto, “non muoiono mai”.