Roma, il Papa e la morte: ecco come sarebbe dovuto essere Rocky III

Rocky III ha rischiato davvero di essere molto diverso dal film che oggi conosciamo: ecco quali erano le idee originali di Sylvester Stallone

Roma, il Papa e la morte: ecco come sarebbe dovuto essere Rocky III

Rocky III è, come facilmente intuibile dal titolo stesso, il terzo capitolo della saga cinematografica dedicata all'iconico personaggio di Rocky Balboa, interpretato per il grande schermo da Sylvester Stallone. Il lungometraggio, che va in onda questa sera alle 21.14 su Iris, ha al suo interno numerosi elementi autobiografici, ma all'inizio il film doveva essere molto diverso da quello che poi ha raggiunto la sala.

Rocky III, la trama

Rocky Balboa (Stallone) è ormai un vero e proprio campione dei pesi massimi. Dopo aver sconfitto Apollo Creed (Carl Weathers), il pugile si è lasciato sedurre dal canto insidioso della fama. Essere una celebrità è qualcosa che pian piano comincia a dargli alla testa, al punto da tralasciare l'allenamento e lo sport e "svendersi" al mondo degli affari, trasformandosi in una sorta di creatura mitologica creata solo per fare soldi. Tuttavia, quando Rocky viene umiliato sul ring, sconfitto come se fosse l'ultimo dei dilettanti, qualcosa scatta dentro di lui. Quell'antico bisogno di combattere, quel bisogno di dimostrare il proprio valore. Per levare l'onta della sconfitta e dell'umiliazione e per provare a tutti - prima di tutto a se stesso - di essere ancora un pugile degno di questa definizione, Rocky riprende ad allenarsi, ritrovando la professionalità e il desiderio di sconfiggere il pugile che lo ha mandato k.o. (Mr. T).

Il finale alternativo di Rocky

Quando si pensa a Rocky III ci sono alcuni elementi che saltano subito alla mente dei fan e degli spettatori. Il primo è la presenza di Mr. T, che con questo lungometraggio segna il suo debutto cinematografico. Allo stesso livello c'è la scena iconica di Rocky contro Hulk Hogan che, stando a quanto scrive il sito dell'Internet Movie Data Base, ha richiesto a Stallone non poco sforzo fisico per far sì che il combattimento risultasse quanto meno verosimile. C'è poi il successo della canzone Eye ot the tiger e le tante polemiche che si sono fatte intorno alla statua di Rocky che ora si trova a Philadelphia. Non tutti, però, sanno che Rocky III ha rischiato di essere davvero molto diverso dal film che oggi tutti conosciamo. Nel 1979, infatti, Sylvester Stallone rilasciò un'intervista al famoso critico cinematografico Roger Ebert. Rocky III sarebbe arrivato al cinema sono nel 1982 e Stallone era impegnato proprio alla promozione del secondo capitolo della saga che ha salvato la sua carriera. Come si legge sul sito ufficiale del critico, durante l'intervista Stallone parlò di Rocky III come dell'ultimo sequel della saga. Nei suoi piani, dunque, la saga dedicata al pugile italo-americano doveva essere "solo" una trilogia. Nei piani di Stallone, Rocky III avrebbe raccontato che "Apollo si ritira. Mickey, il manager di Rocky, ha un infarto. Rocky si vuole ritirare, ma arriva questo sfidante dalla strada, molto forte, e Rocky decide di fare un ultimo scontro, anche se è mezzo cieco e questo sarà il suo ultimo combattimento, in un modo o nell'altro."

Sylvester Stallone era dunque davvero convinto di porre la parola fine alla serie di film dedicati al campione Balboa con il terzo capitolo, che sarebbe stato anche l'occasione per approfondire il rapporto tra Rocky e Apollo. Naturalmente le cose non andarono poi così, visto che dopo Rocky III ci saranno altri tre film incentrati sul pugile e Stallone tornerà a indossare i panni di Rocky Balboa anche nei due film spinoff Creed e Creed II. Ma nel 1979 l'attore e sceneggiatore era convinto di essere giunto alla fine di questa avventura, che voleva completare nell'arco di diciotto mesi. per poi dedicarsi a un altro genere di film. I suoi piani, inoltre, erano davvero molto ambiziosi. Nel corso della stessa intervista, infatti, l'attore conosciuto anche come Sly spiegò che voleva organizzare l'ultimo scontro di Rocky al Colosseo, a Roma, in un combattimento che sarebbe stato trasmesso via satellite a livello globale. A questo proposito ha detto: "Riesci a immaginarlo? Rocky al Colosseo? L'ultimo gladiatore. E, per allenarsi, corre sui gradini di Piazza di Spagna."

Inoltre Stallone sottolineò il fatto che il suo personaggio era profondamente religioso e questo aspetto lo spinse a immaginare una scena di Rocky dentro la basilica di San Pietro e ha aggiunto: "Sicuramente proverò ad ottenere un'udienza con il papa nel film. Forse con questo papa ci potrei riuscire. E se non ci riusciamo, avremo un altro papa." In altre parole, Sylvester Stallone avrebbe voluto incontrare l'allora papa, Giovanni Paolo II, mentre vestiva i panni di Rocky e far sì che quell'udienza apparisse all'interno del lungometraggio, come una vera e propria scena del film. Infine, come riporta IMDB, Stallone aveva un'idea molto precisa sul finale del terzo capitolo della saga. In un'intervista del 1980, sempre con Roger Ebert, Stallone ammise di aver accarezzato l'idea di far finire Rocky III con la morte del pugile. L'attore disse: "Se ne avessi il coraggio, se avessi davvero il coraggio, Rocky morirebbe alla fine del terzo film. Prima pensavo in termini più grandiosi - il Colosseo e tutto quel discorso - ma Rocky III dovrebbe finire con qualcosa di più di uno scontro.

Dovrebbe finire con la vita di Rocky che fa un giro completo [...] In altre parole, ottiene tutto quello che è immaginabile e muore quando è al top." Fortunatamente, però, Stallone cambiò idea e Rocky ha potuto continuare la sua carriera cinematografica.

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