Cinema

Sofia Coppola: "La fiaba cupa di Priscilla, la principessa Presley"

Intervista alla regista Sofia Coppola. Il suo film sulla figlia di Elvis Presley, presentato a Venezia, nelle sale dal 27 marzo. "Af affascinarmi è stata la sua autobiografia: è una donna che conquista la sua indipendenza"

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Come in molti film di Sofia Coppola, da Il giardino delle vergini suicide a Marie Antoniette e Bling Ring sono le donne le vere protagoniste anche in Priscilla, un lavoro su Elvis Presley quasi in sua assenza. Il film, prodotto anche dal nostro Lorenzo Mieli, presentato in concorso alla scorsa Mostra Internazionale d`Arte Cinematografica di Venezia e in uscita nelle sale il 27 marzo con Vision Distribution, è infatti il racconto dell`adolescente Priscilla Beaulieu che nel 1959, a 14 anni, conosce Elvis Presley, soldato semplice nell`Esercito di stanza in Germania, e nel 1967, nove mesi dopo la nascita della loro figlia, lo sposa. Pochi anni dopo, nel 1973, il divorzio che chiude il film. In mezzo la tenuta di Graceland che, da sogno, si trasforma in incubo, una gabbia, anche se dorata. A interpretare Priscilla c`è la sorprendente Cailee Spaeny che vedremo prossimamente al cinema in un film che sta già facendo molto discutere, Civil War di Alex Garland. Tutto nasce dall`autobiografia del 1985 Io e Elvis di Priscilla Presley con la quale, dice Sofia Coppola in collegamento dagli Stati Uniti con la stampa italiana, «durante le riprese ho potuto relazionarmi e ha risposto a tutte le domande. Quando ha visto il film per la prima volta mi ha detto: "Quella è la mia vita, hai fatto bene i compiti per casa"».

Si è sentita modo liberata?
«Sì perché quando si fa un film su una persona vivente, si ha il desiderio di essere fedeli alla verità che questa persona descrive nelle sue memorie ma anche di far emergere il proprio lato creativo. Per me è stata una sfida, un gioco di equilibrio, ma sono stata contenta di essermi attenuta alla sua storia senza mai giudicarla».

Cosa l`ha spinta ad avvicinarsi a questo personaggio?
«Mi ha affascinato il suo libro. Lei è davvero un`icona nella cultura americana, però ne sappiamo così poco... E invece quello è un resoconto molto personale, molto privato e molto dettagliato di quegli anni e della sua crescita come donna. Mi interessava molto il ruolo delle donne nelle generazioni passate e in particolare in quella di mia madre. Naturalmente le cose oggi sono cambiate, ma credo che ciascuna di noi possa sempre imparare dall`esperienza di quelle donne».

I fan di Elvis come hanno preso il film?
«Non mi sono preoccupata di questo aspetto, mi sono concentrata sul racconto della storia di Priscilla. Non conosco la loro reazione, anche se credo non siano andati a vedere il film o, quantomeno, non vi hanno prestato particolare attenzione. Sappiamo che la Fondazione di Elvis non è stata contenta del film e non lo ha sostenuto. Però è stata una mia scelta raccontare questo punto di vista offrendo una prospettiva diversa rispetto ad altre già conosciute».

La costruzione del film fa pensare a quella di una fiaba.
«Sicuramente l`aspetto fiabesco mi è stato molto presente anche perché per lei, all`inizio, è stato come vivere una fiaba in cui ha immaginato di diventare la principessa Presley. Ma poi la fiaba si è sciolta e, strada facendo, si è resa conto che la realtà era molto diversa».

E infatti il film assume toni cupi...
«Sul piano visivo c`è da un lato l`aspetto tematico che richiama a questa oscurità, però poi ci sono anche situazioni reali, perché i due spesso dormono in pieno giorno, quindi con le tende tirate. Ma più che dare una sorta di senso claustrofobico, la mia intenzione era mostrare un uomo delle caverne».

Quanto è moderna oggi una figura come quella di Priscilla?
«Mi ha colpito constatare la forza che lei ha avuto, se si pensa a quegli anni, al fatto che lei non avesse un reddito proprio ma fosse completamente dipendente da Elvis. Nonostante questo ha trovato la forza di riscattarsi e di andare per la sua strada. Trovo che storie di donne che riescono a conquistare la propria indipendenza siano sempre una grande fonte di ispirazione e ancora oggi esistono situazioni di donne che si lasciano sedurre dagli uomini e poi si ritrovano in una relazione non sana. Certo, oggi c`è più consapevolezza, ma è anche vero che in alcuni casi le donne tendono a compiacere l`uomo in una prima fase, per poi rendersi conto che non è la persona giusta per loro».

A questo proposito, quanto influisce il suo essere donna nel mestiere che fa?
«Tutta la mia carriera è costellata di sfide per riuscire a realizzare le storie che ho desiderato».

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