Tra i film disponibili stasera in tv c'è Full Metal Jacket, il capolavoro firmato da Stanley Kubrick che andrà in onda alle 21.21 su Iris. Ispirato al romanzo di Gustav Hasford intitolato Nato per uccidere e uscito nel 1987, Full Metal Jacket è un film che presenta allo spettatore uno sguardo cinico e pessimista sull'esercito statunitense, sulla prescrizione militare e sul bullismo che spesso i soldati erano costretti a subire. Il lungometraggio, ambientato nel 1967, nel pieno della Guerra del Vietnam, segue le vicende di un gruppo di giovani reclute che viene addestrato dal brutale Sergente Hartman (R. Lee Ermey). Tra i giovani soldati c'è il giovane Lawrence (Vincent D'Onofrio), umiliato costantemente dal Sergente Maggiore, che gli affida il nomignolo tutt'altro che lusinghiero di Palla di Lardo. Tra le altre reclute, però, c'è anche Joker (Matthew Modine), un ragazzo che sogna di diventare un giornalista di guerra e che assiste alle vessazioni dei compagni e alle continue mortificazioni che subisce il soldato Lawrence. Ben presto però la violenza, la rabbia e la guerra stessa entreranno nelle vite dei giovani soldati, cambiandole per sempre.
Full Metal Jacket è un film che è diventato iconico anche grazie alla presenza di un personaggio nerissimo come il Sergente Hartman. Un personaggio dedito alla disciplina più assoluta: caratteristica, questa, che condivide con il regista Stanley Kubrick. Non è di certo un mistero, infatti, che il regista di capolavori come Shining e 2001: Odissea nello spazio fosse piuttosto autorevole per non dire dispotico durante la lavorazione di tutti i suoi film. I suoi metodi erano spesso durissimi e il regista esigeva così tanto il controllo su ogni aspetto della produzione da avere delle ripercussioni sulla vita personale degli attori - come nel caso di Shelley Duvall in Shining o di Tom Cruise e Nicole Kidman per Eyes Wide Shut - sia sulla "libertà" degli interpreti di muoversi per il set o al di fuori di esso.
Nel caso specifico di Full Metal Jacket, Kubrick si trovò più e più volte a dover allentare la sua mania di controllo durante le riprese. Queste, infatti, furono cadenzate da incidenti che ritardarono la tabella di marcia, cosa pressoché insopportabile per il regista che doveva confrontarsi con situazioni su cui non poteva intervenire, come nel caso dell'incidente di R. Lee Ermey che fu costretto a stare fermo per quasi quattro mesi. Tuttavia Kubrick non lesinò sul suo carattere quasi tirannico quando invece alla sua attenzione venivano portati "problemi" su cui poteva dare il suo veto, come nel caso della nascita del figlio di Matthew Modine.
Come ha detto lo stesso Modine in un'intervista con Unframed, durante le riprese del film l'attore scoprì che sua moglie doveva essere sottoposta a un cesareo d'urgenza. Quel giorno Matthew Modine sapeva di non potersi semplicemente assentare dal lavoro, anche se sul piano di riprese la sua partecipazione non era prevista, perché bisognava girare scene in cui lui non c'era. L'interpete però si presentò comunque sul set per parlare con Kubrick e spiegargli la situazione, di modo da non indispettirlo. Il regista, invece di comprendere il momento delicato di un uomo che voleva andare dalla moglie incinta al settimo mese, gli disse con tono pratico: "Che cosa farai? Sarai nella sala operatoria? Sverrai non appena la apriranno. Vedrai tutto quel sangue e perderai i sensi. Starai tra i piedi dei medici." Matthew Modine, però, non si arrese, spiegando che doveva andare da sua moglie, essere al suo fianco per tutta una serie di ragioni che spiegò al metteur en scene. Quando comprese che Kubrick non avrebbe ceduto, l'attore tirò fuori il suo coltello da tasca e lo puntò al centro del palmo della mano aperta. Nel ricordare quel momento, Modine ha dichiarato: "Gli ho detto: 'Guarda, mi taglierò la mano e a quel punto dovrò andare comunque in ospedale. Oppure puoi lasciarmi andare così che possa stare con mia moglie.
" Kubrick si rese conto che Modine era serio nella sua minaccia, una minaccia che avrebbe potuto rallentare ancora di più il lavoro. Perciò alla fine gli lasciò la libertà di andarsene dal set, non prima di avergli ricordato di tornare "immediatamente indietro non appena tutto sarà fatto."