Cinema

L'arte sopravvive anche alla guerra. L'incredibile storia vera del manoscritto di Suite Francese

La storia che si cela dietro il romanzo Suite Francese, a cui si ispira il film con Michelle Williams e Margot Robbie, è una storia che attraversa la guerra, l'Olocausto e la certezza che l'arte può sopravvivere a tutto. Ecco cosa è successo

Una storia sopravvissuta alla guerra: l'incredibile storia del manoscritto di Suite Francese

Suite Francese è la pellicola che viene trasmessa questa sera, in seconda serata, alle 23.30 su TV2000. Il lungometraggio è in realtà ispirato all'omonimo romanzo scritto da Irène Némirovsky. Le intenzioni della scrittrice, stando a quanto si legge sul sito di Adelphi, che ha pubblicato l'opera della scrittrice in Italia, era quella di creare un romanzo che fosse composto a sua volta da cinque romanzi brevi per affrontare a viso aperto le minacce che venivano dal nazismo, in una Francia occupata che non sapeva più chi era, né sapeva fronteggiare la minaccia di avversari che si insinuavano nella quotidianità. Suite Francese, però, non divenne mai il libro che Irène Némirovsky aveva immaginato, perché la guerra le impedì di proseguire il suo proposito.

Suite Francese, la trama

Lucile Angellier (Michelle Williams) è quella che viene definita una "sposa di guerra". Suo marito è al fronte e l'ha lasciata da sola, in casa con la suocera (Kristin Scott Thomas), in un piccolo paese francese che è appena stato occupato dalle forze tedesche, che vengono viste con malcelato odio da parte dei francesi non collaborazionisti. Anche Lucile vorrebbe provare solo odio e astio, ma nella sua casa arriva Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts), un maggiore nazista che però suona il piano ed è incaricato di leggere tutte le segnalazioni riguardo possibili fuggitivi. Se Madame Angellier non prova altro che disprezzo per quel soldato che rappresenta l'orrore contro cui suo figlio sta combattendo in guerra, Lucile, sola e annoiata, finisce ben presto con l'essere affascinata da un uomo che, al di là dell'uniforme, appare gentile, colto, attento alle sue esigenze. Mentre per tutto il paese il tabù delle unioni tra donne francesi e soldati tedeschi rischia di essere la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, in casa di Lucile si spalanca una strana e inaspettata parentesi di felicità che, tuttavia, non è destinata a durare.

L'incredibile storia del manoscritto di Suite Francese

Il film con Michelle Williams e una giovanissima quanto quasi irriconoscibile Margot Robbie è tratto dal secondo romanzo incluso in Suite Francese. Se nel primo, che si intitola Tempesta in giugno, Irène Némirovsky aveva descritto con cinica rassegnazione la fuga dei parigini dalla loro città per non cadere vittime dei bombardamenti, in Suite Francese il focus del racconto era proprio sull'incontro tra due fronti opposti: quello delle donne "lasciate a casa" mentre gli uomini erano in guerra e gli ufficiali tedeschi che, in una posizione di potere, potevano ottenere quello che volevano. La Francia occupata era il vero argomento che la scrittrice voleva trattare: Irène Némirovsky voleva portare sulla pagina quello che vedeva accadere fuori dalla finestra della sua casa: raccontare il suo presente e l'orrore che esso portava con sé. Il suo era un grido, un tentativo per lasciare memoria delle cose terribili che accadevano, nella speranza che, almeno la scrittura o l'arte, potessero avere un peso per provare a cambiare le cose. Ma, come si scriveva in apertura, il suo proposito si scontrò proprio con quella realtà di cui stava scrivendo e che sperava di denunciare attraverso la sua arte.

Nata in Ucraina ma cresciuta in Francia dopo che la famiglia era stata costretta a trasferirsi, Irène Némirovsky venne arrestata il 16 luglio 1942 e il giorno dopo, stando alla ricostruzione di Enciclopedia delle Donne, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Il campo di sterminio diventerà la sua tomba: appena un mese dopo, a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute, dopo aver contratto il tifo, la scrittrice morirà proprio ad Auschwitz. Come si legge su Il libraio, molti amici, editori e scrittori, cercarono in ogni modo di trovare la scrittrice, di salvarla prima che fosse troppo tardi. Ma le loro ricerche proseguirono invano e, appunto, non ebbero il risultato tanto agognato. Irène Némirovsky aveva cercato di scappare alle leggi razziali: si era fatta battezzare cattolica e aveva cercato rifugio nella campagna francese, dove sperava di poter portare a termine il suo progetto su Suite Francese, iniziato nel 1941. Dopo l'arresto e la morte, come riporta il sito dell'Internet Movie Data Base, il manoscritto originale dell'opera incompiuta rimase nascosto in una valigia custodita dalla figlia della scrittrice, Denise Epstein, che per anni non ebbe il coraggio di guardare cosa rimaneva di sua madre. Per lei, di fatto, quella valigia era l'ultimo lascito di sua madre e, insieme, la prova di come la guerra avesse distrutto anche l'arte. Inoltre, per moltissimo tempo, la Epstein conservò nella coscienza la certezza che i fogli contenuti in quella valigia non erano altro che il diario di sua madre, un'annotazione fitta dei suoi pensieri e delle sue giornate. Qualcosa di così intimo e personale che la Epstein non era così sicura di poter fronteggiare o sopportare. A sessant'anni di distanza dalla morte della madre, però, Denise Epstein decise di cedere il manoscritto a un archivio francese e fu così che venne a galla che ciò che aveva sempre posseduto non era un diario, non erano annotazioni, ma un vero e proprio romanzo incompiuto, un affresco sociale e politico che, pur senza il respiro epico che Irène Némirovsky aveva immaginato all'inizio, aveva un valore inestimabile.

Sul sito dell'enciclopedia Treccani si legge che Suite Francese è stato pubblicato per la prima volta nel 2004 (nel 2005 in Italia) e che vinse, naturalmente postumo, il premio Renaudot.

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