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"La vita in un attimo" è il peggior film del 2018: ma è davvero così?

La vita in un attimo è una pellicola che ha ricevuto alcune stroncature molto pesanti: ma il film con Oscar Isaac merita davvero tanto livore?

"La vita in un attimo" è il peggior film del 2018: ma è davvero così?

La vita in un attimo è la pellicola che va in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie. Si tratta del film diretto da Dan Fogelman che i più conoscono come creatore della serie televisiva This is us, che ha fatto incetta di nomination ai premi più importanti e ha sempre riscontrato un caloroso benvenuto da parte degli spettatori. Il film corre un po' sugli stessi binari, presentandosi come un racconto corale, dipanato su più piani temporali, in cui l'unica cosa davvero importanza e capace di sopravvivere a qualsiasi sfida è l'amore.

La vita in un attimo, la trama

Will (Oscar Isaac) e Abby (Olivia Wilde) si innamorano mentre lei sta preparando la tesi sul concetto di narratore inaffidabile in letteratura e nella vita. La loro relazione è di quelle che sembrano esistere solo tra le pagine dei romanzi e il loro intento è quello di passare la vita insieme. Ma ben presto la tragedia si abbatte su di loro, al punto che Will è costretto a seguire delle sedute con una psichiatra (Annette Bening). Le vite di Will e Abby, però, si allungano a intrecciarsi con quelle di altri personaggi: da Dylan (Olivia Cooke), una ragazza piena di un dolore che non sa affrontare, a Irwin (Mandy Patinkin), che deve crescere una nipotina senza essere sicuro di avere le carte in regola per fare il tutore. Dall'altra parte del mondo c'è il signor Saccione (Antonio Banderas), un ricco e generoso possidente terriero che prende sotto la sua ala il bracciante Javier (Sergio Peris-Mencheta), diventando un punto di riferimento per tutta la sua famiglia e uno zio adottivo per il figlio. Tutte le storie di questi personaggi sembrano solo dei pezzi di un puzzle impossibile da tenere insieme, ma a volte l'amore riesce a superare qualsiasi ostacolo e qualsiasi barriera.

Life itself è davvero il film più brutto del 2018?

Proprio come avviene anche nel caso della serie This is Us, anche per La vita in un attimo (Life itself in lingua originale) la maggior critica che si può muovere è quella di ricorrere un po' troppo alle scorciatoie date dal genere del melodramma. La pellicola è un'opera che senza dubbio vuole analizzare la sofferenza che accompagna la quotidianità dell'essere umano e, allo stesso tempo, indagare la forza e la capacità di reagire a ciò che sembra insormontabile e che può rappresentare un punto di cesura. La vita in un attimo insiste proprio sulla tematiche delle tragedie che si presentano all'improvviso, trasformando la realtà e costringendoci a reinventarci da capo. Nel farlo, indubbiamente, ricorre ad alcuni ricatti emotivi e spinge fin troppo sull'acceleratore del dolore a ogni costo, mettendo in campo morti, malattie, tradimenti, suicidi e lutti vari. Elementi che, presi tutti insieme nella loro interezza, potrebbero dare alla pellicola l'aria di uno svogliato esercizio di stile che punta tutto sulla cosiddetta "lacrima facile". Questi sono probabilmente i motivi per cui, come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, il Time Magazine definì il film di Dan Fogelman come il peggior film uscito nella stagione cinematografica 2018. Ma la pellicola merita davvero questo epiteto?

Di sicuro non si tratta di un'opera perfetta e il ricorso agli evidenti ricatti emotivi per cui si vuol far per forza piangere lo spettatore finiscono con l'indispettire buona parte del pubblico, che si trova in qualche modo distaccata dalla storia, seccata dalla manipolazione delle emozioni. Ma al di là di questo, il film ha davvero tantissimi elementi che funzionano. Primo tra tutti la recitazione: tutti gli interpreti sono perfettamente nella parte e, a esclusione di una Olivia Cooke forse troppo esagerata nella dimostrazione del suo dolore, riescono a equilibrare abbastanza bene la tragedia con la speranza di un futuro migliore, senza abbassarsi a una sorta di prostituzione del dolore che avrebbe invece sancito l'affossamento totale dell'opera. Persino gli attori che hanno poco minutaggio sullo schermo - e che non vengono elencati per non correre il rischio di fare spoiler - riescono a riempire l'inquadratura e a dare molta umanità a tutta la storia. Un'umanità che viene anche aiutata dalla scelta di una colonna sonora davvero d'impatto, guidata dal brano Make you feel my love di Bruce Springsteen.

La sensazione è che il Time Magazine abbia forse voluto appesantire il suo giudizio perché di fatto esiste ancora una fascia piuttosto ampia di critica che pensa che il cinema funzioni solo quando veicoli grandi messaggi e il cui centro non sia semplicemente una storia d'amore.

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