RomaMagari volevano rendere omaggio al regista Parenti, che di nome fa Neri, ma ieri gli artisti riuniti intorno al film natalizio targato De Laurentiis, quel Natale a Beverly Hills, del quale praticamente si sa già tutto da settimane, data la martellante campagna pubblicitaria, erano proprio neri. E latmosfera da bianco Natal e il din-don-dan a festa, perché, come afferma il produttore napoletano, «del cinepanettone non si può fare a meno»? Zero carbonella, restando in tema «total black», scelta cromatica di Sabrina Ferilli, ieri in tubino fasciante e chioma lunga quasi corvina. Muso lungo, chino su un foglio di carta, a fianco di Massimo Ghini, che a un certo punto, insalutato ospite, salza e se ne va, lattrice aveva subito fiutato laria che tirava. Unaria del tempo, daltra parte. Un tempo grave e insofferente, con tutto quel che ci circonda, ad ogni birignao: il cast, che, il giorno dopo un puntatone da Vespa, a Porta a porta, si presenta con quaranta minuti di ritardo (negli Usa o in Germania ciò non potrebbe avvenire); un film che nessun cronista convenuto ha visto, il che succede da ventanni (per motivi scaramantici De Laurentiis manda il cinepanettone in sala senza proiezione per la stampa), il tritume del «quanto mi sono divertito / a lavorare con», «è stata una sfida», «grazie al cinepanettone posso fare altre cose», hanno creato un gelo che pareva «Natale al Polo».
«Ce la fanno pagare», ha sussurrato Neri Parenti allorecchio di Aurelio De Laurentiis, che ha parlato quasi sempre lui, come a coprire il vuoto di dialogo tra artisti, imbarazzati assai, e cronisti, trattati come pupi dellopera siciliana. Il fatto è che, pur non sbavando dietro al ventiseiesimo cinepanettone, entrato nel Guinness dei primati per la lunga durata, forse i tempi sono maturi per cambiare stile, dando a Cesare quel che è di Cesare. Parlereste di unauto, che dovete illustrare a chi magari vorrebbe comprarla, senza averci fatto un giro? «Aver visto il film o no è ininfluente per fare del colore. Mi scuso ma è stato realizzato in tempi assurdi», abbozza De Laurentiis, che secondo il consolidato rito anti iella martedì ha organizzato una proiezione a Napoli e, dunque, una copia la stipava a Partenope. «La competizione con Pieraccioni? Il suo è un film tradizionale e lui ha due anni per confezionarlo. Mi basta arrivare secondo: da venticinque anni faccio cinquecento film allanno, è interessante anche arrivare terzi», si augura il produttore.
Intanto, il grande freddo avanza, Ghini scrive «Applausi» su un foglio che mostra ai giornalisti; la Hunziker, biondissima e non più in coppia con Luigi De Laurentiis, ride per non piangere; Paolo Conticini è costernato, Gianmarco Tognazzi è piccato (gli hanno sbagliato il nome sul cartello da conferenziere) e nessuno pone domande. Per metterci una toppa, De Sica si lancia: «Lasciatemi dire che Massimo Ghini è un grande». Tra i due ci scappa il bacio, siparietto. Poi, scapperà Ghini (a fianco spiega perché). La Ferilli dice: «È stato un piacere ritrovare i miei colleghi, per la terza volta». La Hunziker nota: «Sono un personaggio tv, bello giocare a far lattrice». Christian svela il segreto: «Grazie ai cinepanettoni scrivo libri e giro altri film».
Ma sulla polemica fra De Laurentiis e la stampa è intervenuto il Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici che con una lettera del suo presidente Laura Delli Colli ha invitato il produttore a risparmiare, lanno prossimo, «il disagio delle pubbliche scuse».
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