Cinquantamila firme contro la moschea

Hanno sfidato il freddo di questi giorni, confortati da una fetta di panettone milanese doc e un bicchiere di «Lambrusco padano» per dire «no» alla moschea. Cinquantamila milanesi hanno aderito alla petizione popolare della Lega per ribadire la propria contrarietà all’apertura di luoghi di culto islamico in città. La raccolta firme indetta dal Carroccio all’indomani del referendum svizzero sui minareti andrà avanti fino al 24 dicembre, ricorda Matteo Salvini, segretario provinciale e capogruppo della Lega Nord in Comune al gazebo di piazza Cordusio, nelle sezioni di partito, in bar e locali e addirittura in alcune chiese, ovviamente top secret. Come regalo di Natale alla Vigilia Salvini consegnerà le firme al sindaco Moratti e al prefetto Gian Valerio Lombardi. «Non solo il popolo del Carroccio, ma anche i milanesi e tanta gente di chiesa è contraria alla costruzione di una moschea. L’Islam fa un uso della religione non compatibile con una democrazia - spiega Salvini -. E pretende di imporre valori e stili di vita che contrastano con la civiltà cristiana. Finché ci sarà la Lega non verranno costruite moschee a Milano, non solo nemmeno un sottoscala sarà adibito a luogo di culto e tutti gli spazi abusivi saranno chiusi».
Mentre il prefetto lavora al censimento sui fedeli non cattolici presenti in città, e il ministro dell’Interno Roberto Maroni al disegno di legge sulla «dislocazione e funzionamento dei luoghi di culto non cattolici», il segretario provinciale si porta avanti chiedendo il parere dei milanesi. «Certo, la legge nazionale si farà, ma il sindaco - tuona Salvini - deve fare un referendum popolare prima di prendere qualsiasi decisione, perché sono certo che il 90% dei milanesi voterebbe “no” a nuovi minareti. A patto che non sia un referendum come quello su Ecopass, che non è stato un referendum, perché 750 milanesi non sono rappresentativi della volontà popolare».
Il 26 ottobre scorso però i consiglieri del Pdl hanno depositato un ordine del giorno, votato anche dall’opposizione, per dettare le linee guida per la costruzione di nuovi minareti. Quattro i requisiti richiesti: distanza minima di 300 metri da altri luoghi di culto, capienza massima di 500 persone, vicinanza a parcheggi e fermate dei mezzi pubblici e garanzie sulla capacità di autofinanziamento da parte delle comunità che pagheranno l’eventuale costruzione. Ordine del giorno che rimane sulla carta finché non sarà approvato il disegno di legge del ministero dell’Interno. «Mi fa piacere - commenta sarcastico - che ci siano nel Pdl menti illuminate e aperte al dialogo, ma prima bisogna chiedere ai milanesi cosa ne pensano».
Il gazebo di piazza Cordusio dove sono stati venduti, oltre ai vari gadget, anche 1500 panettoni padani a sostegno del partito, è anche l’occasione per fare il punto sul «caso Tettamanzi». «Dalla Curia non ho ancora ricevuto una risposta ufficiale alla mia richiesta di incontrare il cardinale» fa sapere Salvini. Appuntamento chiarificatore chiesto una decina di giorni fa dal capogruppo milanese, il giorno stesso della visita del Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Biblioteca Ambrosiana, durante la quale avevano difeso apertamente l’arcivescovo di Milano dopo l’affondo del Carroccio dalle colonne della Padania e dal ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli.

Ma sembra che il cardinale non abbia fretta di incontrare Salvini: «Adesso non è tempo per questi incontri - dicono dalla Curia -. Siamo vicini a Natale ed è il momento degli impegni pastorali, oltre alle richieste di incontro che quotidianamente ci giungono. Dopo Natale arriverà la risposta ufficiale».

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