Cultura e Spettacoli

Cinquant'anni senza Gable, e Hollywood non fu più capace di trovare il suo re

Il 16 novembre 1960, appena ultimate le riprese del film di John Huston «Gli spostati», moriva stroncato da un infarto l'interprete di «Via col vento». Popolarissimo sin dagli anni 30, quando vinse un Oscar con «Accadde una notte», venne unanimamente dichiarato per il suo fascino «The King of Hollywood»

Narra la leggenda che un non meglio precisato giorno degli anni '30, Spencer Tracy si stava recando agli studi di posa con Clark Gable quando la loro auto fu bloccata da un nugolo di donne folli d'amore per il fascinoso attore. Indispettito il bravo, ma non certo bello, Tracy, sbottò «E questo chi sarà mai, il re di Hollywood?». I dirigenti della Metro-Goldwyn-Mayer, che avevano entrambi sotto contratto, accolsero al volo lo spunto e incoronarono Gable «King of Hollywood». E tale rimase fino alla morte avvenuta cinquant'anni fa, il 16 novembre del 1960, a due giorni dalla fine delle riprese di uno dei suoi migliori lavori «The misfits», «Gli spostati» dove fu diretto insieme a Marilyn Monroe, Montgomery Clift ed Eli Wallach dal grande John Huston.
Difficile spiegare ora cosa rappresentò Gable per l'immaginario femminile, e non solo, di quegli anni. Se le donne lo adoravano gli uomini infatti si identificavano in lui, o quanto meno speravano di averlo come amico, perché uno così mai ti avrebbe tradito, neppure per una donna. Attore dotato di un sorriso ironico (anche se aggiustato dall'abile lavoro di un famoso dentista) e due splenditi «bed room eys», occhi da camera da letto, Gable divenne molto presto un divo. A dispetto delle enormi orecchie a sventola, comunque poi anche queste aggiustate con un accurato intervento di chirurgia plastica. Nel 1934, a 33 anni, vinse il suo unico oscar, insieme a Claudette Colbert, con «Accadde una notte» da Frank Capra. Da allora la sua carriera sembrò proiettarlo sulla Luna. Era diventato l'indiscusso sex symbol di Hollywood, il maschio per eccellenza, a cui non era possibile riservare che ruoli da seduttore. E da eroe. Puro e incorruttibile, fosse pilota d'aereo, biscaziere, giornalista, cow boy o gentiluomo sudista.
«Re di Hollywood» per intuizione di Tracy (poi affiancato da Mirna Loy proclamata da un sondaggio popolare sua regina) fu l'unico ad avere la parte assegnata prima che il film fosse concepito, anzi prima che venisse finito il libro da cui trarlo. Quando Margaret Mitchell infatti scrisse «Via col vento», immaginò il protagonista Rhett Buttler avendo bene in testa Gable. E fu subito riconosciuto da milioni di lettori all'uscita del libro nel 1936. Tanto che quando Selznik decise si comprare i diritti del libro non ebbe dubbi nell'assegnare la parte. I dubbi li ebbe invece l'attore, temendo di sfigurare di fronte...a stesso. In quello stesso periodo, la quindicenne Judy Garland cantò la deliziosa, e maliziosa, dichiarazione d'amore «Dear Mr. Gable: You Made Me Love You» nella pellicola «Broadway Melody of 1938». Diventando il divo per antomasia, l'attore che deve sognare chi vuole sognare.
Quello che forse conquistò milioni di spettatrici, e spettatori, fu probabilmente la verosimiglianza dell'uomo con il personaggio. Come lui stesso ebbe, purtroppo modo di dimostrare, in una tragica situazione. Nel 1939 infatti aveva sposato la splendida Carole Lombard, raffinata attrice in grado di passare con disinvoltura dal brillante al drammatico. Nel 1942 fu scelta da Ernest Lubich per una delle sue più deliziose commedie «Vogliamo vivere» (To Be or Not to Be). A film quasi finito, l'attrice approfittò di una pausa delle riprese per recarsi nell'Indiana, suo Stato natio, per vendere obbligazioni di guerra. Dopo qualche giorno, desiderosa di raggiungere al più presto il marito, decide di far ritorno a casa in aereo. Purtroppo, il velivolo su cui viaggiava si schiantò sulle Potosi Mountain, vicino a Las Vegas; era il 16 gennaio 1942, Carole Lombard aveva solo trentatre anni. Il film, per la cronaca, fu ultimato utilizzando una controfigura.
Clark Gable, impazzito dal dolore, si aggregò alle squadre di soccorso e raggiunse i rottami del velivolo solo per scoprire la moglie morta. Chiuse in fretta e furia le riprese di «Incontro a Bataan», abbandonò le scene e si arruolò in aviazione. Dopo aver realizzato un film d'addestramento, partecipò al secondo conflitto mondiale con cinque missioni di guerra sui B-17, in qualità di osservatore/mitragliere e ricevette due decorazioni, una «Air Medal» e una «Distinguished Flying Cross». Venendo congedato con il grado di maggiore.
Ma la perdita dell'amata Carole gli spense di voglia di vivere e recitare. Seguì un decennio in chiaro scuro, fino a quando incontrò Kay Spreckels, una bella ragazza molto somigliante alla Lombard, che sposò nel 1955. Gable riprese a macinare bei film, tra cui un paio di commedie brillanti come «Dieci in amore» (Teacher's Pet) e «Ma non per me» (But Not for Me). Fino a quando Huston non gli diede la parte del rude cow boy Gay Langland. Ormai alle soglie dei sessant'anni l'attore si impegnò generosamente rifiutando la controfigura anche nelle scese più faticose girate sotto un sole cocente. Il 14 novembre fu dato l'ultimo ciak e Gable potè tornare dalla moglie in attesa del suo primo figlio. Che però non vide mai.

Il 16 novembre venne stroncato da un infarto, mentre John Clark Gable nacque il 20 marzo 1961.

Commenti