Cinque turisti italiani sequestrati nello Yemen

Berlusconi convoca una riunione a Palazzo Chigi per seguire la vicenda. Una quarantina i connazionali già rapiti nel Paese mediorientale

Cinque turisti italiani sequestrati nello Yemen

Fausto Biloslavo

Festività, viaggi in luoghi esotici, un po’ di imprudenza e la vacanza si trasforma in una brutta avventura, come è capitato a cinque turisti italiani rapiti ieri mattina nello Yemen. Le tre donne del gruppo sarebbero state rilasciate nel pomeriggio, secondo la tv araba Al Jazeera, facendo leva sulle regole dell’Islam e della conservatrice società yemenita, ma i due uomini sono ancora nelle mani dei rapitori. I sequestratori fanno parte di una tribù che ha già sequestrato alcuni stranieri nel corso degli anni e aveva subìto infiltrazioni di elementi legati ad Al Qaida.
Solitamente i sequestri sono un metodo di pressione sul governo per ottenere fondi per lo sviluppo rurale, oppure la liberazione di membri del clan più o meno giustamente detenuti. Nella maggior parte dei casi, come per i turisti tedeschi e austriaci rapiti fra Natale e capodanno, la vicenda si è risolta in pochi giorni grazie all’intervento dei capi tribali.
In cambio dei turisti italiani rapiti ieri i rapitori chiedono la liberazione di otto uomini della loro tribù, arrestati dalle autorità centrali per omicidio, probabilmente nel contesto di una disputa fra clan, faccenda assolutamente normale nello Yemen. I turisti, di cui non è stata ancora rivelata l’identità, sono stati presi in ostaggio nella provincia di Maarib, 170 chilometri a est della capitale Sanaa. La zona del rapimento è quella di Sirwah, famosa per le ricerche archeologiche, spesso ostacolate dalle tribù locali. Per problemi di sicurezza i viaggi a Sirwah erano stati sospesi in passato, ma poi sono ripresi, anche se i turisti avrebbero dovuto muoversi sempre in colonne, possibilmente scortate. L’area desertica e inospitale facilita gli agguati.
I cinque rapiti facevano parte di una comitiva di 16 turisti. Non si conoscono i dettagli del sequestro. L’ambasciatore italiano a Sanaa, Mario Boffo, ha detto che i rapitori appartengono alla tribù al Jahm, che fa parte dell’importante clan degli al Zayid. «Chiedono la liberazione di otto elementi della loro tribù detenuti a Sanaa da un anno per omicidio».
Poche ore dopo il rapimento, i banditi hanno liberato le tre donne, che però sono rimaste, preferendo restare con i compagni di viaggio. La tribù coinvolta ha alle spalle una lunga scia di sequestri e scontri armati con il governo e, in alcuni casi, influenzati dal radicalismo islamico.
Nel 2000 un ingegnere svedese fu sequestrato e alla fine liberato dopo una lunga caccia delle forze di sicurezza. Nel luglio dello stesso anno vennero rapiti anche alti ufficiali yemeniti, sempre nel tentativo di ottenere il rilascio di un esponente di spicco del clan arrestato dalle autorità. L’esercito intervenne duramente uccidendo civili innocenti. La situazione peggiorò l’anno dopo, quando la stessa tribù rapì l’addetto commerciale dell’ambasciata tedesca a Sanaa tenendolo in ostaggio per 58 giorni. Nel gennaio 2003, il responsabile del rapimento, Mohammed Ali Al Zayid, venne ucciso in dalle forze di sicurezza. Al Zayid era sospettato di essere un seguace di Al Qaida: aveva fatto ritorno nello Yemen dopo avere combattuto in Afghanistan a fianco dei fondamentalisti. La famiglia dello stesso Osama Bin Laden è originaria dello Yemen.
Il braccio di ferro con le autorità centrali è continuato con l’eliminazione in un conflitto a fuoco dello sceicco Saleh Obad al-Zayid, figura di spicco del clan, che fondò un partito filo Saddam fin dalla prima guerra del Golfo del 1991. Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, aveva appena salutato la notizia della liberazione dei turisti tedeschi affermando di voler «sradicare i fuorilegge» che rapiscono gli stranieri. Poche ore dopo sono finiti nelle mani della tribù ribelle i cinque italiani.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che è rimasto a Roma la sera di San Silvestro e nel giorno di Capodanno, ha convocato una riunione a Palazzo Chigi, con il sottosegretario Gianni Letta e con il direttore del Sismi, Niccolò Pollari per fare il punto della situazione. Nel corso degli anni sono stati una quarantina gli italiani sequestrati nello Yemen e liberati dopo pochi giorni, ma gli stranieri rapiti, soprattutto occidentali sono centinaia. Fra il 1997 e il 2001 c’è stata una sfilza di sequestri di turisti italiani. Il 14 agosto 1997 fu presa in ostaggio una famiglia napoletana di 6 persone. Nel 1998 vennero prelevati 5 uomini e 4 donne in una località costiera. E nel gennaio del 2001 ci fu il sequestro lampo, di soli 12 ore, di un’insegnante italiana.

Alcuni gruppi di turisti evitarono il rapimento per un soffio e nel ’97 uno studente toscano si beccò un pallottola nella spalla perché la jeep sulla quale viaggiava non si era fermata al posto di blocco dei miliziani tribali.

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