(...) di uomini rudi e pelosi in kilt con un siparietto blasfemo con Cristo e la Madonna. «Una rappresentazione - si affrettano subito a spiegare gli organizzatori - non prevista e non gradita che abbiamo chiesto sparisse al più presto».
Di lato decine di migliaia di genovesi. Famigliole, giovani, pochi anziani. Metà in centro per lo shopping con i negozi tutti aperti. Metà per assistere alla parata gay. Soprattutto alla testa del corteo con la vincitrice dell'Isola dei famosi in prima fila. Centinaia a farsi fotografare insieme alla star televisiva e ex parlamentare. Sembra quasi che più che applaudire i manifesti e i cartelloni sui diritti degli omosessuali, i genovesi volessero ammirare Vladimir Luxuria. Dargli la mano, abbracciarla anche soltanto per un attimo, posare insieme a lei. Potenza del piccolo schermo. «È lei, è lei». Un bambino in via Venti Settembre non la finiva più di tirare la mano alla mamma con in carrozzino il suo fratellino. «Facciamo una foto insieme a Luxuria, dai, non ti vergognerai mica?». A incitare un ragazzo era proprio la sua fidanzatina. E giù sorrisi, sorrisetti e flash.
Ma in mezzo, pardon, alla testa del corteo, c'erano anche i politici, che non la smettevano più di descrivere Genova città dei diritti. Tutti di sinistra ovviamente, considerato che una manciata di manifestanti contro, quelli di Forza Nuova, sono rimasti bloccati dalla polizia vicino alla loro sede in piazza Giusti. «Genova città solidale». «Come sono bravi i genovesi. Come sono pacifici gay e lesbiche. Che bella manifestazione. C'è tantissima gente». Quasi tutti hanno usato le stesse parole di elogio al Gay Pride.
Da Roberta Pinotti, responsabile nazionale per la Difesa nel pd «molti travestimenti non sono stati volgari rispetto a altre manifestazioni del genere», al vicesindaco Paolo Pissarello, al difensore civico e ex leone rosso Pietro Gambolato, all'assessore comunale Andrea Ranieri e all'attrice impegnata Lella Costa, una delle madrine del corteo. Fino al campione di rugby Marco Bollesan, meno caldo degli altri, ma sempre accondiscendente nei confronti della pacifica sfilata. L'unico fuori dal coro l'assessore comunale Mario Margini: «Giusto rivendicare i diritti. La maggior parte del corteo è gioioso e colorato. I genovesi hanno risposto in tanti. Ma alcuni eccessi e ostentazioni, come persone con costumi seminudi e provocazioni sessuali, non mi convincono e rischiano di oscurare e fino a quasi fare passare dalla parte del torto chi rivendica i diritti di libertà e di laicità che sono i veri contenuti dell'evento».
Chi invece pare non abbia capito lo spirito del corteo è stato l'assessore regionale Enrico Vesco non facendosi mancare l'occasione di attaccare, e pesantemente, Berlusconi e il centrodestra.
«Ma quale vergognoso corteo - ha detto Vesco - quali eccessi. La risposta dei genovesi è andata oltre la preoccupazione della politica e delle istituzioni. Spero che in futuro nessuno voglia limitare eventi del genere. Meglio questi cortei pacifici e festosi che indignarsi per qualche transessuale, gay o lesbica seminudi. Soprattutto quando c'è il presidente del consiglio Berlusconi che si fa fotografare nudo assieme a ragazze, forse anche minorenni, seminude. E con Berlusconi pure altri rappresentanti di governi stranieri. Beh, quello mi indigna molto di più rispetto alla sfilata genovese del Gay Pride. Perché anche se detesto il presidente del Consiglio, purtroppo rappresenta me e tutto il Paese e non voglio certo essere rappresentato in quel modo.
Peccato che Vesco confonda Berlusconi con il premier slovacco. Che gli scatti sono stati fatti rubando la privacy di casa sua. Che minorenni nude non se ne sono mai viste. E Berlusconi nemmeno.
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