Il circo verde riapre senza la sua «Tigre»

Il tempo di aprire i regali, di un bacio sotto il ramoscello di vischio ed il Circo Verde riparte. Quello americano al sole delle Hawaii con il Mercedes Championship riservato a tutti i vincitori di almeno un torneo della passata stagione sul Tour statunitense. Come dire una parata di stelle alla quale però non sarà presente la più «brillante», ovvero Tiger Woods. Nel bene e nel male è sempre e solo lui che fa la differenza e la domanda che tutti si pongono ed attendono con ansia è: quanto la tigre tornerà? Quando la sua riabilitazione dopo l’ultima operazione al ginocchio, gli permetterà di tornare a gareggiare? Dopo la sofferta - soprattutto fisicamente - vittoria all’Open degli Stati Uniti dello scorso giugno, il fenomeno ha dovuto abbandonare le scene e si è parlato di un suo ritorno solo ad inizio anno nuovo. Personalmente non ci ho mai creduto, perché anche se possibile Tiger non avrebbe mai accettato di tornare in campo se non al meglio della sua condizione e senza il rischio che - tanto per accontentare fan, sponsor e mercato - dovesse poi rifermarsi dopo un rientro affrettato. Tiger ama il golf, ama essere il numero uno (e chi non lo amerebbe) e soprattutto vuole raggiungere il traguardo dei 18 «majors» vinti sinora solo dall’orso d’oro Jack Nicklaus, suo unico metro di paragone. Mi aspettavo dunque un suo ritorno sul palcoscenico non prima del Masters di Augusta del prossimo aprile, ma le ultime notizie, da lui stesso emanate nella sua più recente newsletter, lasciano chiaramente intendere che non sarà in Georgia per il primo dei quattro tornei del Grande Slam. È strano a dirsi ma il 2008 è stato l’anno di Tiger - come gli altri in precedenza - e che anche il 2009 sarà il suo anno: quello di un campione che... non gioca! La crisi economica generale è sotto gli occhi di tutti, quella del Tour americano potrebbe chiamarsi «Tiger» perché senza di lui gli sponsor dei tornei ripenseranno ai loro investimenti ed i diritti televisivi - voce primaria nel bilancio del Tour - subiranno sicuramente un abbattimento se è vero come pare sia che l’audience - orfana di Woods - l’anno scorso ha già subito un calo del 30 per cento.
Più rosea, anche se ci sono ancora tanti punti interrogativi, la situazione del Tour europeo. Se gli States sono indissolubilmente legati al nome di Tiger, in assenza di nuove star - a parte Villegas e Kim, però ancora giovani - dalle nostre parti le cose dovrebbero andare meglio. L’European Tour - come si sa - ha stretto una joint venture con la LeisureCorp di Dubai, gli emiri cercano nuovi investimenti per i loro petrodollari ed il golf dalle loro parti, come in Estremo Oriente, viene reputato un grosso investimento per attirare turismo e sponsor mondiali in cerca di sfondare sui nuovi mercati. A ciò si aggiunga che il «parco giocatori europeo» oltre che sulle glorie può contare su dei giovani emergenti che hanno più carisma e suscitano più simpatia dei «collegian» statunitensi.

Questo aggiunto agli investimenti freschi e alla «Race to Dubai» che terminerà nell’Emirato con un torneo - riservato a chi gioca almeno 12 tornei validi per il Tour Europeo - dotato di 10 milioni di dollari più altri 10 in bonus da distribuire tra i primi 15 dell’ordine di merito finale è una vera e propria cuccagna che se non in questo 2009, sicuramente l’anno prossimo potrebbe invogliare alcuni big del Tour americano a farsi vedere più spesso dalle nostre parti. Staremo a vedere.

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