Le circoscrizioni taglino i fondi alla Kultura

Fra le spese che il Comune di Genova potrebbe saggiamente limare, vista la loro scarsa utilità per i cittadini, sono le elargizioni che le Circoscrizioni concedono ad una miriade di associazioni che continuano a bussare alla porta delle varie commissioni Kultura.
Si tratta per lo più di piccolissime cifre, dai 100 euro in su (fino ad arrivare a qualche migliaio di euro), che vanno ad incrementare le entrate di altrettanti piccolissimi spettacoli rionali che forse servono a divertire più i loro autori che non i pochi, occasionali spettatori, e che sono di livello talmente scadente che poco hanno a che fare con la cultura vera.
Questa parcellizzazione tende ad accontentare il numero più alto possibile di associazioni, dietro alle quali ci sono molti iscritti e, al momento giusto, anche molti possibili voti.
Nella Circoscrizione di Centro Est, in particolare, che comprende la città antica, questo fenomeno è più visibile che altrove. Più volte l’opposizione di centro-destra ha criticato il sistema oramai tristemente consolidato delle elargizioni «a pioggia», senza un progetto di massima ideato dalla competente «Commissione Cultura» che chiami a realizzarlo, volta a volta, le associazioni più prestigiose o più meritevoli, in vista di un miglioramento dell’immagine della città e dello sviluppo delle sue potenzialità turistiche.
Si pensi a bandi di pittura, anche su base nazionale, su scorci della città antica (quale via Garibaldi, ad esempio), a manifestazioni in costume d’epoca ispirate agli avvenimenti storici più importanti (cito, ad esempio, la cacciata degli austriaci da Genova, la congiura dei Fieschi, ecc.) con conseguenti commemorazioni e sfilate in costume per le strade principali della città, a regate che richiamino la storia della Repubbliche Marinare, ad itinerari turistici con mimi ed attrazioni varie che vivacizzino il centro storico nei giorni festivi, invitando anche i negozianti a tenere aperto.
Si pensi a premi letterari di prosa o di poesia, cui possano aderire anche non genovesi, in italiano o in vernacolo, aventi come oggetto il tema del centro storico, del mare, del porto, di Colombo.
Si pensi a spettacoli in costume realizzati nella cornice del Palazzo del Principe, o a mostre conoscitive permanenti insediate nella Loggia dei Banchi, a portata di mano dei croceristi che entrano in città dal porto antico, a due passi dell’Acquario.
Inoltre la commissione Cultura potrebbe, a norma di regolamento, promuovere progetti da far realizzare al Comune, ma non sembra che sia sortita alcuna iniziativa in questo senso.
Sembra assurdo che la Grande Genova, «la Superba», non abbia una grande festa ricorrente che la caratterizzi e che soprattutto funga da richiamo, almeno due o tre volte l’anno: Siena ha il Palio, Sanremo e Viareggio hanno i carri allegorici, Gubbio ha la sfilata dei Ceri, la vicina Lavagna ha la ricorrenza dei Fieschi con sfilate in bellissimi costumi, lo spettacolo e magnifica torta, altre città e paesi hanno o si inventano manifestazioni di vario tipo non solo per continuare le antiche tradizioni, ma anche per richiamare turisti da fuori.
Le nostre manifestazioni non raggiungono neanche il livello della sagra paesana.
Genova ha nella sua memoria storica «soltanto» il suo passato di Repubblica marinara, solo per citare una possibile connotazione, ma se ne è dimenticata e sembra non abbia alcun interesse a ricordarlo agli altri.


Ma è connaturato ad una certa cultura di sinistra il rifiuto del valore della tradizione: perché tradizione e storia vogliono significare identità nazionale e questa è in contraddizione con l’internazionalismo.
Meglio addormentare la memoria storica continuando a sottolineare il valore dell’integrazione delle etnie e finanziare i suk con pochi spiccioli (alla volta).
Consigliere Circoscrizione Centro Est (Forza Italia)

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