Cisl nel mirino dei no global: è il quarto assalto in un mese

RomaLeggermente diversi dinamica e aggressori, identico il bersaglio: la Cisl di Raffaele Bonanni. A Roma quattro o cinque persone con le insegne di «Action - diritti in movimento», ennesima reincarnazione degli autonomi capitolini, si sono dati appuntamento davanti alla sede nazionale del secondo sindacato, hanno imbrattato l’ingresso con vernice rossa, tirato uova e lanciato fumogeni, rossi e verdi. Poi sono scappati prima che le forze dell’ordine potessero intervenire. Motivazione: sulla vicenda Fiat «siamo con la Fiom».
A Merate (Lecco), la dimostrazione anti Cisl l’hanno fatta direttamente i metalmeccanici della Cgil. Un gruppetto di tute blu si è staccato da una manifestazione, alcuni manifestanti sono entrati dentro la sede Cisl, imprecando contro i colleghi e iscritti, per poi uscire lasciando una scia di volantini.
Aggressioni che si aggiungono ai fatti di Livorno e Treviglio - l’assalto alla Cisl da parte di militanti e dirigenti Fiom - e a quello meno recente del fumogeno lanciato da una ragazza dell’autonomia contro il sindacalista Bonanni alla festa Pd di Torino.
Segno che i due mondi, una sinistra estrema sempre più minoritaria e incattivita, e la principale sigla delle tute blu, nonostante tutto, continuano a marciare insieme. Segnali che il governo non intende liquidare come una ragazzata. «È un atto di vile e abietto terrorismo», ha commentato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che considera gli autori delle «bestie». Al consiglio dei ministri di oggi si parlerà anche di questa «spirale di violenza», che non si limita al mondo del lavoro, come dimostra la decisione del giornalista Giampaolo Pansa di rinunciare alla presentazione del suo libro per timori di violente contestazioni come accaduto in passato.
Le due azioni contro la Cisl arrivano proprio all’indomani del ritorno della Fiom al tavolo della trattativa con la Fiat sul futuro degli stabilimenti italiani, finita con un nulla di fatto. Unanime la condanna. Compresa quella della Cgil nazionale.
Uniche eccezioni alcuni silenzi e la difesa dei diretti interessati. Il sito di Action ieri offriva ai militanti un servizio fotografico e la rivendicazione intitolata «Meglio un uovo oggi che senza diritti domani». Il capo di Action, eletto al consiglio comunale di Roma nelle liste della Sinistra arcobaleno, spiegava che è «giusto contestare sindacati come la Cisl». Spavalderia che non è piaciuta nemmeno ai suoi militanti, che ieri hanno lasciato nel sito obiezioni di tipo tattico, («ma che tempismo... così il 9 - la manifestazione di Cisl e Uil per chiedere meno tasse sul lavoro, ndr. - saranno ancora più motivati a scendere in piazza») e altri più radicali («Coglioni! Le sedi dei sindacati le assaltavano i fascisti. Non mi rappresentate. Un lavoratore»).
Scaramucce in confronto a quello che si è scatenato nel sindacato. La Cgil ha condannato l’aggressione e il segretario Gugliemo Epifani ha telefonato a Bonanni, salvo poi derubricare l’incidente come l’effetto di un «vuoto democratico», provocato anche dal governo che «non si è occupato del Paese». In serata è arrivata anche la condanna del leader Fiom Landini contro gli attacchi «alle sedi» Cisl. Poi il j’accuse dello stesso Bonanni, contro la dirigenza Fiom («fermatevi, state provocando gravissimi atti di squadrismo»), ma anche contro la Cgil e il suo atteggiamento di «tolleranza» nei confronti dei suoi meccanici.
Per tutta la giornata la Fiom lombarda ha cercato di negare l’aggressione e ha dato la sua versione dei fatti su Merate: «Quattro lavoratori, di cui due nostri delegati, si sono presentati alla sede della Cisl di Merate e, dopo aver preavvisato le forze dell’ordine, due di loro sono entrati nei locali e hanno consegnato un volantino». Di diverso avviso il segretario generale della Cisl di Lecco Valerio Colleoni. Un giallo? «No, solo un’aggressione rossa.

Si sono radunati davanti alla sede urlando, poi sono entrati con le bandiere della Fiom e hanno insultato i dipendenti e i lavoratori che si trovavano lì per caso». In quella zona, spiega Colleoni, «il clima non è il massimo da quando la Fiom non firma i rinnovi contrattuali. E la dirigenza Fiom non sempre riesce a tenere a bada i suoi».

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