Citroën saluta François, mago delle idee

Luigi Cucchi

«Mancava solo la destinazione: Regno Unito o Germania. Ho rifiutato l’offerta Citroën, voglio rimanere in Italia e lo desiderano ancor più Caroline, mia moglie, e i miei figli Guillaume e Arnaud (9 e 7 anni). Il piccolo Nicolais, di solo un anno non è ancora in grado di esprimere una scelta», confida Olivier François, 43 anni, amministratore delegato e direttore generale di Citroën Italia, incarico che ha deciso di lasciare a partire dal primo settembre.
François ha iniziato la sua attività in Citroën 15 anni orsono, nel giugno 1990: si è occupato per otto anni di marketing commerciale, prima di essere trasferito in Danimarca. Come responsabile del mercato danese ha sviluppato le vendite Citroën facendo crescere la quota di mercato passata dal 6 al 10% in soli due anni. Creativo, versatile, una spiccata sensibilità artistica, François non ama essere definito un manager poeta, anche se ha pubblicato Ellissi Smemorate, una raccolta di 56 sue poesie d’amore apprezzate dalla critica. «I manager giocano spesso a golf, le mie palline da golf sono le parole. La poesia che nasce dalle emozioni davanti alla bellezza – afferma - mi ha insegnato a tenere la mente aperta in modo creativo. La crescita di Citroën in Italia è senz’altro frutto anche di creatività e generalità. Basta pensare all’azzardo che vi è dietro al successo della C3–Buddha Bar, la prima autovettura “feng- shui”, prima automobile polisensoriale mai costruita».
In Italia ha raddoppiato la quota di mercato Citroën, facendola passare dal 3 a oltre il 6%: da 83mila auto a 156mila nel 2004. Si vendono più Citroën in Italia che Alfa Romeo nel mondo. Ha indubbiamente determinato il cambiamento di immagine in Italia del costruttore francese. Le sue innovative campagne di comunicazione hanno esaltato l’innovazione e la modernità del prodotto francese, che è andato incontro ai giovani. Con lui l’auto si scompone, diventa un fantastico robot, danza, si contorce, segue i ritmi musicali emozionanti. Questi jingle piacciono ai giovani, si impongono. I filmati delle sue campagne sono apprezzati dal pubblico più eterogeneo, ma anche dai critici che li premiano nei festival cinematografici. Le proposte di Olivier François coinvolgono. Con la musica ha da sempre un rapporto particolare: con brani di jazz di sua creazione e produzione negli anni parigini dell’università (due lauree, una in economia e una in scienze politiche) fa apprezzare la musica francese ai giovani della Repubblica di Taiwan, prima di far nascere una società di import-export che lo porta nei cinque Continenti. «Vengo da una famiglia di intellettuali e vendere era considerato un peccato. Volevo dimostrare a me stesso che non vi è nulla che non si possa vendere, nel posto giusto, nel momento giusto o con l’idea giusta. Per questo mi sono occupato della vendita di pedalò all’esercito norvegese e di sci in Arabia Saudita, riuscendo a dimostrare che lo slalom tra le dune è meraviglioso».
In Italia gli succede Alain Favey, parigino, 38 anni, arriva da Londra, dove è stato responsabile del mercato inglese.

«Per scaramanzia più che per riservatezza – dice Olivier - non voglio ancora dire cosa farò dal primo ottobre».

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